Paolo Albani
L'INVENTORE DEL BEST SELLER FANTASMA

 

    Protagonista negli anni novanta del secolo scorso di un singolare caso letterario, il commercialista genovese Franco De Longis (1947-1999) pubblica presso BiemmeLibri, casa editrice di sua proprietà, il romanzo Il cerchio (1998), storia di un malato terminale che descrive l'attesa della morte nel letto di un ospedale. Poiché vuole diventare uno scrittore famoso, De Longis compra pagine di pubblicità su alcuni giornali e spazi televisivi a pagamento in Italia e all'estero, inventandosi con estrema risolutezza un best seller fittizio. Su un quotidiano nazionale appaiono avvisi di questo tenore: «Franco De Longis, figlio di Leonardo (El Mundo)», «La letteratura e la poesia di Franco De Longis, come miti universali (Sunday Telegraph)», «De Longis o della Letteratura come un capolavoro perenne (France-Soir)», «Il Cerchio, appena uscito è diventato il libro dell'anno (El Pais)», «Un capolavoro assoluto della letteratura moderna (The Times)», «Il Cerchio, opera-miracolo della narrativa moderna (Berlingske Tidende)», «L'Italia ha un nuovo genio della letteratura: Franco De Longis (Die Zeit)», «De Longis o l'uomo dei capolavori (The Observer)», «Il Cerchio svela un genio della letteratura (Dagens Nyheter)».

        Del suo romanzo De Longis sostiene di aver venduto quattro milioni di copie in Italia e sette milioni negli Stati Uniti. Con le sue capacità di fiscalista convince le aziende a comprare il libro per regalarlo ai dipendenti e ai clienti e trarne così vantaggi fiscali. L'ultima edizione de Il cerchio, in distribuzione nelle librerie Mondadori e Feltrinelli di Genova, arriva a una tiratura di cinquantamila copie, in parte realmente vendute grazie all'imponente campagna pubblicitaria che per due mesi supporta l'uscita del libro, in parte distribuite gratuitamente (cfr. Wanda Valli, «Un successo editoriale fatto in casa», la Repubblica, 27 gennaio 1999, p. 38.).

      In alcune interviste De Longis dichiara di essere stato ricevuto in America da Jerome David Salinger, il mitico autore de Il giovane Holden, che avrebbe supervisionato la traduzione del suo romanzo; rivela inoltre che Robert De Niro ha intenzione di fare un film da Il Cerchio e di avere come socio Bill Gates. Tutti i membri della Reale Accademia delle Scienze di Svezia hanno i suoi libri con dedica personalizzata, tradotti in svedese. Con Vittorio Sgarbi ha in programma una trasmissione intitolata «Attenti a quei due».

     Le opere edite, tutte dalla Casa Editrice Genova, anch’essa di proprietà dell’autore, e «approvate» da De Longis sono: Realtà (1966?); Il mio calore (1990); Dei frammenti (1991); Notizie (1991); Vari tentativi (1992); Le opzioni (1992); Le esperienze in una notte (1993); Idee per una rivoluzione interiore (1993), con una prefazione firmata «P.V. Tondelli»; L'intellettuale (1994), prefato da C.I. Cela (allusione allo scrittore spagnolo Camillo José Cela) che vede in De Longis un «autore di grande rilievo nella letteratura non frivola di questo decennio», un «poeta di prima grandezza»; Scritti dal fronte. I Primi anni: 1969-1971 (1995); Movimenti (1995); 7 marzo (1996), con una prefazione di Harold Bloom (un omonimo del critico statunitense?) che definisce il libro un «“fuori schema”, e proprio per questo di intrigante lettura»; Il nostro tempo (1997); tutte opere tradotte e pubblicate anche in Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e Stati Uniti.

     Come poeta De Longis è autore di una serie di raccolte ancora inedite con titoli lapidari: Ai confini, Della rivoluzione tradita, Schegge, D'improvviso (che De Longis m’inviò qualche anno fa). L'incipit di alcune poesie è di un realismo fulminante: «Che gran casino l'amore», «Mi hai fregato balorda», «Come picchi amore mio», «Ti sono saltato addosso», «E chi se ne frega degli altri», «Quel martini era schifoso», «Ma perché mai pulisci», «Il Nobel ed a me?», «Uffa come rompi», «Litighiamo dinanzi al roast beef», «Non sai neppure cucinare», «In bicicletta e perché mai», «Con la perenne pipa in bocca», «Dai non fare così», «Facciamo finta di essere Albanesi», «La pizza è fredda dura», «Non rispondo al telefono tagliato», «Stasera a chi tocca tocca», «Chi scrive poesie non ne legge mai».

            Nel diario Scritti dal fronte, a proposito de L’intellettuale, sottotitolato «Un romanzo di ideologie», De Longis annota il 29 febbraio 1969: «Un caro amico mi ha stroncato “L’intellettuale” con una sorta di disprezzo e di puzza al naso ributtante, sarà anche una schifezza (lo dico, ma non lo credo affatto) ma non aveva il diritto di dirmelo. Ma allora perché gli ho chiesto uno spassionato parere? Semplicemente per farmi dire che sono un genio, null’altro, ed ammetterlo non è né difficile né disonorevole». Il 13 luglio scrive: «Non so neanch’io come e perché mi sia venuta l’idea, di perdere il mio tempo a scrivere delle cose insulse, ma credo sia solo un sentimento di emulazione e se è stantìo non importa, tanto chi se ne frega? Una cosa che giudico oltremodo importante per lo scrittore è di fottersene dei lettori». Il 14 luglio: «Manca poco che sputassi in testa ad un passante solitario, la sua testa mi attirava incredibilmente, chissà poi perché? Ma, ho poi, volutamente sbagliato mira, più per pietà di me stesso che per altro».

           Il 7 ottobre De Longis riporta il «Decalogo di uno scrittore degno»: «1) Infischiarsene nel modo più assoluto di ciò che dica fa o pensa il pubblico (chi ha mai detto che per essere qualcuno occorre fare gioire gli idioti?); 2) Farsi pubblicare (se possibile) i libri da editori noti ma non curarsi affatto di quello che dicono, i loro suggerimenti sono come la peste; 3) Non vendere troppo: è pericoloso, vuole spesso dire che non si vale neanche lo spessore della copertina; 4) Scrivere sempre, anche quando se ne ha schifo; 5) Scrivere ciò che passa per la testa, senza curarsi di essere in corrente ed anzi temere la corrente (che sarà poi mai tale corrente?); 6) Ignorare quegli stronzi di critici (chi critica non ha tempo per scrivere o spesso non ne ha la capacità) ed i giornaletti femminili; 7) Ignorare le mode letterarie, voi siete l’unica moda che esista; 8) Nessuno è più bravo ed intelligente (e perché no? bello) di voi, ricordatevelo bene (purtroppo sarà molto più difficile convincere di ciò le belle ragazze della città); 9) Non fate nulla in poco tempo: per evitare di essere sottovalutati; 10) Attenzione a non farvi rubare le idee (se Dio volendo ne avete qualcuna)». A questo punto De Longis aggiunge altri consigli su come avere un gran successo: «1) Leccare, leccare, leccare, leccare, leccare, leccare senza timore, anche i culi più fetidi e puzzolenti. 2) Essere mediocri, mediocri, mediocri, mediocri, mediocri (se possibile diventarlo subito, per evitare l’eventuale invidia di qualche gran critico, non si sa mai). 3) Vincere parecchi moltissimi, infiniti premi letterari ed appenderli nel cesso. 4) Essere trasmessi dalla radio dalla televisione e dalle filodrammatiche. 5) Fare piangere le massaie. 6) Fare sì che la critica tutta sia con voi (una – ma non di più – eccezione fa bene). 7) Essere letti da tutti (il che è difficilissimo) o perlomeno essere discusso da tutti (il che è normalissimo). 8) Essere ribelli e contro (cosa non importa, ma mi raccomando contro). 9) Firmare tutti i manifesti possibili ed immaginabili. 10) Essere un po’ (meglio un po’ di più) osceni, non fa mai male e piace ai ragazzini in fregola d’amore ed ai vecchi impotenti».

       Il 29 marzo 1970 De Longis confessa: «I capolavori più belli sono quelli di cui non ci rimane traccia ed allora è bello e facile pensare che sarebbero stati bellissimi, e che noi non li abbiamo visti e letti per sfortuna».

       In un Breve Curriculum, un dattiloscritto che lo stesso De Longis mi fece avere, lo scrittore-commercialista annovera, fra le cose più significative della sua vita, il fatto di aver ricevuto una visita fiscale globale nel 1997, conclusasi con la dicitura: «nessun rilievo». Politicamente aderisce alla Sinistra democratica, appoggiando la linea di Massimo D'Alema, cui Il Cerchio è dedicato. Lavora 15/16 ore al giorno. È assolutamente incensurato e non ha procedimenti pendenti di sorta. Ha vinto numerosi premi letterari e partecipato a convegni con Ministri. Plurilaureato con 110/110 e lode in Economia e commercio, Giurisprudenza, Scienze politiche e Letteratura, De Longis ha vinto oltre 100 borse di studio, è docente alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova di Diritto internazionale UE, Diritto agrario e Organizzazione internazionale. Afferma di aver pubblicato 201 libri e/o articoli attinenti alla propria professione (conferenze, testi, ecc.), tutti a disposizione per chi volesse consultarli. Precisa che è notissimo in USA e che pubblica mediamente due libri all'anno. «Anche se l'Italia lo snobba, non gliene importa nulla».

     La sera di sabato 6 febbraio 1999 De Longis si suicida sparandosi alla tempia con la Smith & Wesson appartenuta al padre, ex questore del capoluogo ligure. Fra le sue poesie ce n'è una dolorosamente premonitrice, contenuta in Della rivoluzione tradita, che recita così: «La pistola è sul tavolo / la guardo / la guardi / Amico Pavese / Eccomi».


aprile 2013



Per l'indice dei racconti-bonsai apparsi fino a oggi in questo sito cliccate qui.


HOME  PAGE        TèCHNE       RACCONTI     POESIA  VISIVA

ENCICLOPEDIE  BIZZARRE       ESERCIZI  RICREATIVI       NEWS