Paolo Albani
IL DRONE


    Alla fine mi sono deciso: ho comprato un drone.
    Un’operazione facilissima. L’ho ordinato su Amazon, il modello si chiama Syma X5C Explorers quadricottero VIDEOCAMERA 2.0MP HD 2.4G 4CH RTF 6 assi. L’ho pagato poco, una sciocchezza, appena 60,56 euro, ha una forte stabilità, è resistente al vento più intenso e si controlla facilmente.
    È arrivato al mio indirizzo napoletano in due giorni dal momento in cui ho fatto l’ordine. Più semplice di così si muore.
    I droni sono il futuro della comunicazione. Fra non molto faremo un sacco di cose con i droni. Servizi fotografici o video in luoghi impervi, scambio di informazioni, filmati di eventi ripresi dall’alto in modo da avere una visione panoramica che altrimenti richiederebbe una strumentazione tecnica costosa (tipo gru con braccio modulare).
    Il drone, non lo nascondo, io l’ho comprato con uno scopo ben preciso, molto mirato e personale.
    Di fronte a casa mia, esattamente in corrispondenza della finestra del mio salotto, c’è l’appartamento del geometra Antonio Varriale, che fra l’altro è l’amministratore del condominio dove abito io. In linea d’aria non ci saranno più di 70/80 metri di distanza dal mio appartamento a quello del geometra Varriale. Ogni tanto, la sera, vedo il geometra che cena insieme alla moglie e al figlio, un capellone sui quarant’anni, che ha una serpentina di tatuaggi disseminati sulle braccia e sul collo. Quasi tutte le sere il terzetto litiga violentemente. Credo per via della svogliataggine del figlio che è disoccupato, ma soprattutto è indolente e perdigiorno. Una volta (per caso li stavo osservando con il binocolo) il figlio del geometra Varriale si è alzato da tavola di scatto e ha scaraventato un piatto pieno di spaghetti al sugo contro la parete di cucina. È stata una scena tragicomica, si è sentito un gran rumore di ceramica rotta, schizzi di pomodoro un po’ dappertutto e tracce di spaghetti colanti sulla parete della cucina.
    D’estate, quando fa caldo, le finestre dell’appartamento del geometra Varriale sono regolarmente aperte e allora le urla che padre, madre e figlio si lanciano l’uno contro l’altro si sentono ancora più nette.
    ‒ Sei un disgraziato! ‒ ripete spesso il geometra Varriale all’indirizzo del figlio. ‒ Non ho intenzione di mantenerti a vita. Questa non è una pensione, ricordatelo. Cercati un lavoro e lèvati dai coglioni, animale!
    In genere il figlio risponde alle ingiurie del padre bestemmiando, cosa che fa infuriare tremendamente la madre che è una donna bigotta e quando sente il figlio bestemmiare si fa il segno della croce e comincia a urlare frasi come:
    ‒ Maledetto! Maledetto! Sprofonderai nelle fiamme dell’inferno!
    A questo punto s’intromette il geometra Varriale che se la prende con la moglie e comincia a gridare strabuzzando gli occhi e bestemmia anche lui, in modo indecente, Dio, la Madonna e una sfilza di Santi, compreso San Gennaro che a Napoli è una bestemmia all’ennesima potenza, di più: offendere San Gennaro è un sacrilegio, una profanazione, cosa che fa arrabbiare la moglie ancora di più; sentito il nome di San Gennaro, la donna moltiplica in automatico i segni della croce. È un circolo dannatamente vizioso.
    Quasi tutte le sere nella cucina del geometra Varriale, a 70/80 metri di distanza in linea d’aria dal mio appartamento, si ripete questa musica. Temo che un giorno ci scappi il morto.

    Questa è la vera ragione per cui mi sono comprato un drone.
    Ho chiesto a un amico napoletano che lavora come artificiere nella Polizia di Stato di modificarmi il drone comprato su Amazon. Più esattamente lui è un artificiere con la qualifica E.O.D. di 1° livello (Explosive Ordinance Disposal) che opera in coppia per bonificare ordigni di circostanza e residuati bellici, per neutralizzare materiale esplodente in genere (ad esempio quello sequestrato dalle forze dell'ordine).
    È la persona giusta per il mio scopo.
    Ho domandato a G. (non voglio svelare il suo nome per ovvie ragioni) se poteva collocare sul mio drone una piccola carica esplosiva da far scoppiare a distanza con un telecomando. G. mi ha confermato subito che non c’era nessun problema, la cosa era tecnicamente fattibile, «una roba da ragazzi» ha detto.
    G. non mi ha fatto nessuna domanda, e questo l’ho apprezzato molto, è davvero un amico. E gli amici, come dice il proverbio, si vedono nel momento del bisogno. Mi ha chiesto solo, da professionista, l’ambiente in cui doveva avvenire l’esplosione, misurato in metri quadrati anche approssimativi, e poi se si trattava di un luogo aperto o chiuso e che tipo di deflagrazione volevo provocare, cioè se l’effetto doveva essere mediamente devastante.
    Gli ho detto che l’obiettivo era una cucina, ampia all’incirca 4 metri per 6.
    Conosco G. fin da quando eravamo bambini e frequentavamo la stessa scuola elementare nel quartiere Secondigliano a Napoli. Lui è un uomo d’azione, abituato al rischio, e completamente invasato dall’amore per le armi e gli esplosivi, un fanatico militarista, per il resto però è un bravo ragazzo, una pasta d’uomo, che porta ogni domenica la madre al cimitero a deporre dei fiori sulla tomba del marito (il padre di G.); insomma il mio amico artificiere è il tipo romanticone che si commuove come una femminuccia ai film d’amore o alle canzoni di Nino D’Angelo, che si butterebbe in un pozzo per salvare una coccinella in difficoltà.
    G. ha fatto un ottimo lavoro, nel suo settore è un artista. Il mio drone ora è una perfetta macchina da guerra, pronta a colpire con precisione.
    Al momento giusto, non appena si apriranno di nuovo le danze turbinose nella cucina del geometra Varriale e voleranno alte le grida dei tre schiamazzatori, farò entrare in azione il mio drone Syma X5C modificato in velivolo da combattimento. Protetta dal buio della sera, la silenziosa libellula meccanica percorrerà in pochi secondi i 70/80 metri di distanza che mi separano dal caseggiato di fronte e farà una visitina di cortesia all’amabile famigliola-modello che da tempo allieta le mie serate e quelle di tutto il vicinato, specie nei mesi estivi.
    G. mi assicura che sarà una passeggiata.
    Siamo in piena estate, fa un caldo torrido e la finestra della cucina del geometra Varriale sarà sicuramente spalancata: forte dell’effetto sorpresa, per qualche istante, il drone girerà sopra il tavolo di cucina, come un avvoltoio, poi si fermerà mantenendosi in surplace. Dopo di che, se tutto filerà per il verso giusto, basterà che io prema il pulsante del telecomando, ci sarà una bella fiammata e BOOOOOOOOOOMMMM…
    Addio alla famiglia Varriale.


dicembre 2016
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