Paolo Albani
  GAFFE


            I miei amici sostengono che sono un gaffeur, maldestro e incorreggibile.

            Non lo nego, ma non bisogna nemmeno esagerare. Sì, mi succede ogni tanto di fare delle piccole gaffe, di cui mi accorgo quasi subito, ma non è una costante. Comunque giudicate voi.

            Una volta scherzosamente ho parlato male di un mio amico, Franco Tangocci. Ho detto che Tangocci ha degli orecchi a sventola così grandi e pronunciati che se d’improvviso si alzasse il vento rischierebbe di ritrovarsi per aria e di atterrare chissà dove, in un'altra città o nazione, o magari di scontrarsi in volo con un aereo; per cui, come rimedio, suggerivo che Tangocci uscisse di casa con dei pesi nelle tasche, per esempio dei mattoni o delle pietre recuperate nel letto del fiume della nostra città che ora è in secca.

            Ho detto questa cosa − che poi, per inciso, è la verità − credendo di parlare con Stefano Luciani, invece, accidenti, stavo chiacchierando proprio con Tangocci che lì per lì non avevo riconosciuto, per quanto fosse vestito come si veste sempre lui, con quell’orrendo loden verde. Da quando lo conosco, saranno ormai vent’anni e più, almeno dai tempi dell’università, Tangocci circola d’inverno indossando sempre lo stesso loden verde, bruttissimo e sgualcito.

            Un’altra volta ero con Luciani e gli parlavo del nauseante loden verde che Tangocci mette regolarmente durante la stagione fredda e gli dicevo a Luciani che non capivo perché Tangocci non si comprasse un cappotto nuovo, i soldi non gli mancano, per quanto passi per uno tirato, e non butti via quel terribile loden verde, che per altro gli sta anche male, lo fa più grasso, o lo regali alla Caritas, che a un barbone gli starebbe meglio e gli farebbe senz’altro più comodo. Poi gli dicevo sempre a Luciani che il loden, di qualunque colore sia, verde, nero o blu, è un cappotto superato, da gente che non sa stare al mondo, da vecchi insomma, e infatti non è un caso che lo chiamino «il Gore-Tex medievale»: verissimo, ho continuato a dire a Luciani, definizione calzante, il loden è un tessuto che andava bene nel medioevo, ma non ai nostri giorni, perciò, gli dicevo a Luciani, basta con questo cappottino da morti di fame. Luciani non ha fatto commenti, è rimasto in silenzio; dopo un po’ ci siamo salutati e mentre si allontanava ho visto per caso – ma guarda tu la coincidenza! − che indossava un loden verde anche lui, che forse, credo, è questa la ragione per cui quella volta ho scambiato il Tangocci per il Luciani. Tutti e due sono dei lodenisti impenitenti, e poi fisicamente si somigliano un po’, hanno gli stessi tratti duri del volto e portano entrambi la barba.

            Non ho idea se si possa considerare una gaffe (mica ho la sfera di cristallo come un preveggente) quello che una volta ho detto a Tangocci e Luciani, che avevo incontrato all’ufficio postale di via Cadorna; tutti e tre eravamo lì per pagare dei bollettini. Questa volta, appena li ho visti, prima di parlare ci ho pensato bene. Mi sono detto: stai attento, non dire niente che può ferirli, e soprattutto non parlare dei loden verdi (entrambi indossavano un loden verde) o di orecchie a sventola, che poi Tangocci, mamma mia, è permaloso da morire e non sopporta gli scherzi.

            Allora quel giorno alle poste, mentre eravamo in fila, ho detto a Tangocci e Luciani:

            − Vi do una buona notizia, ho smesso di fumare da dieci giorni, non voglio mica beccarmi un cancro ai polmoni a forza di tirar su boccate di fumo e mandare in fumo la mia vita per un vizio tanto stupido, perciò ci ho dato un taglio alle sigarette.

            Tangocci e Luciani, che erano due fumatori incalliti, non sono sembrati contenti di quella notizia, anzi a dire il vero li ho visti un po’ contrariati, non hanno nemmeno sorriso al mio giochetto di parole, che non era nulla di straordinario, però l’avevo fatto per alleggerire il riferimento al cancro, che è una parola tabu; qualcuno per non pronunciarla preferisce dire «un brutto male», «un male incurabile» o cose del genere. Ho notato che alla mia comunicazione Tangocci e Luciani hanno cambiato subito argomento e dopo aver pagato i rispettivi bollettini ci siamo salutati, sembrava che avessero fretta: ciao, a presto, statemi bene, ho detto.

            Solo qualche tempo dopo ho capito il perché si erano comportati a quel modo, diciamo un po’ freddino, e avevano cambiato discorso quando ho annunciato di aver smesso di fumare. A poca distanza l’uno dall’altro, Tangocci e Luciani sono morti di un cancro ai polmoni, e questo avveniva non più di un paio di mesi dopo il nostro incontro alla posta.

            Da quel giorno, per non fare gaffe, quando saluto qualcuno mi controllo e evito di dirgli:

            − Stammi bene.



maggio 2015
_____________________________________

Per andare o tornare al menu dei miei racconti-bonsai cliccate qui.



HOME  PAGE      TèCHNE      RACCONTI     POESIA VISIVA

ENCICLOPEDIE  BIZZARRE       ESERCIZI  RICREATIVI       NEWS