Paolo Albani
PROVA DI FEDELTÀ

        In questa fase storica della crisi che investe le società industriali e che vede sempre più il lavoro al centro dell’attenzione di tutte le forze politiche e dei semplici cittadini, mi sono preso la libertà d’inventare un nuovo mestiere. Forse è un po’ azzardato chiamarlo «mestiere». Perché al momento, praticandolo, non è che mi aspetto di essere retribuito. Sono in una fase ancora di avviamento sperimentale. Ma in futuro, chissà, potrebbe diventare davvero una fonte di guadagno, e anche buona, dato che questo nuovo mestiere va a toccare delle corde cui la gente è molto sensibile.
      Il nuovo mestiere che ho ideato è il «verificatore di fedeltà di coppia» (d’ora in poi solo «verificatore»). Il termine «coppia» va inteso in senso largo, può trattarsi di due coniugi regolarmente sposati, in chiesa o civilmente, ma anche di due conviventi o di due semplici fidanzati o amanti. Dati i tempi che corrono la coppia può essere sia eterosessuale che omosessuale, non faccio discriminazioni.
       Che cosa fa il «verificatore»? Semplice. Lo dice la locuzione stessa: verifica che una delle due persone che formano una coppia sia fedele all’altra. Prevengo subito una facile obiezione: «Ma per questo non ci sono già le agenzie investigative per le infedeltà coniugali, che si chiamano Falco, Eurosecret, Amico detective, Agata Christie Investigation o roba del genere?» La più famosa di queste agenzie in Italia è quella fondata da Tom Ponzi.
      Le agenzie di questo tipo io le definisco «osservative». Infatti il detective privato conduce le sue indagini, per quanto con mezzi tecnologici sofisticatissimi, agendo sempre dall’esterno, non entrando mai in contatto fisico con il soggetto indagato: in altre parole si limita a osservare a debita distanza gli avvenimenti che il committente (cioè il presunto cornuto, se uomo, o cornuta, se donna) l’ha incaricato di seguire. Il che comporta da un lato un margine di approssimazione e di errore che non va mai sottovalutato, dall’altro − questo è l’aspetto decisivo – l’investigazione, diciamo così, canonica, quella portata avanti con gli strumenti ben noti (cimici, intercettazioni telefoniche, riprese visive, appostamenti e pedinamenti, ecc.), non penetra a fondo nella psicologia del soggetto cosiddetto infedele proprio perché l’investigazione osservativa, come la chiamo io, esclude la possibilità di avere un rapporto diretto, intimo, carnale con l’individuo che si sospetta di tradimento.
      Nel mio caso invece, cioè nel caso del «verificatore», l’indagine è sia interna che preventiva. Cosa significa questo?
      In primo luogo significa che, per intraprendere un’indagine, non si attende l’insorgenza dei sospetti d’infedeltà; si può agire a propria discrezione, quando lo si ritiene più opportuno, al solo scopo di verificare se un individuo sia più o meno incline al tradimento, e non aspettare quindi la fase in cui stia già realizzando un comportamento definito dai benpensanti «non in linea con i dettami dell’etica dominante». Qui s’intravede perfettamente in che cosa consista la differenza sostanziale fra un’indagine osservativa di tipo tradizionale, come quella messa in atto dalle Agenzie investigative di cui sopra, e un’indagine di carattere preventivo.
    In secondo luogo, da quanto appena evidenziato, si capisce che il «verificatore» si muove all’interno della coppia sottoposta a osservazione, in stretto contatto e in simbiosi con essa. E così arriviamo al nocciolo della questione, ovvero alle modalità d’intervento specifiche del «verificatore».

        Facciamo un’ipotesi: stabiliamo che si voglia verificare quale sia il tasso di propensione all’infedeltà − alto, medio, basso o nullo − di Carla (nome di comodo), felicemente fidanzata da tre anni con Mario (altro nome di comodo). Per appurare tutto ciò si farà entrare in azione il «verificatore» che comincerà a corteggiare Carla, a farle dei regali, a mandarle delle rose a casa, a portarla al ristorante e al cinema, a dirle che è una donna molto attraente e intelligente, che ha degli occhi meravigliosi, eccetera eccetera. Insomma nei confronti di Carla, forte delle acquisizioni scientifiche sul funzionamento della psiche umana, il «verificatore» sfodererà l’ampio campionario di tecniche del corteggiamento, le più intriganti, ben conosciute da tutti, e non solo dagli specialisti del settore quali psicologi del comportamento sessuale e sessuologi, in modo di arrivare dritti dritti al punto critico, quello che più ci sta a cuore: CARLA FINIRÀ O NON FINIRÀ A LETTO CON IL «VERIFICATORE»?

          Gli scenari che si aprano a questo punto sono molteplici, tutti a vario titolo fertili di sollecitazioni corroboranti:
 

            1. Carla, senza alcun indugio e già dopo il primo incontro, va a letto con il «verificatore», dimostrando un tasso di propensione all’infedeltà mediamente alto; va detto al riguardo che questa è una delle tante ipotesi probabili, dunque non l’unica, smentendo l’opinione abbastanza diffusa in campo maschile, e per altro priva di ogni fondamento scientifico, che «Tutte le donne sono puttane»;

        2. all’opposto Carla si rifiuta categoricamente di andare a letto con il «verificatore», con ciò denunciando un tasso di propensione all’infedeltà nullo, cioè uguale a zero; anche in questo caso è bene ribadire con forza che si tratta di uno dei comportamenti femminili possibili, da cui non deve trarsi l’idea, anch’essa fortemente radicata nell’immaginario maschile, ma altrettanto infondata, che «Se Carla non è venuta a letto con me, allora vuol dire che è lesbica»;

         3. fra i poli estremi 1. e 2., come sempre accade, si danno una serie di circostanze più sfumate:

3a. Carla non va a letto con il «verificatore», ma si ripromette di farlo, per sua esplicita ammissione, in tempi migliori; ora il tradimento le creerebbe solo dei casini fastidiosi con il partner, dal che solitamente il «verificatore» ne deduce che «Le donne sono delle grandi opportuniste»;

 

3b. Carla va a letto con il «verificatore», ma un attimo dopo esserci andata si pente amaramente e scoppia a piangere a dirotto, fenomeno, questo del pianto di Carla dopo il rapporto sessuale clandestino, la cui comprensione (nessuno è perfetto anche in questo mestiere) quasi sempre sfugge al «verificatore» che è facile lasciarsi andare a questo commento standard: «La cosa migliore che le donne sanno fare è piangere»;

 

3c. Carla è molto indecisa se andare o non andare a letto con il «verificatore», indecisione che, prolungandosi più del dovuto, la getta in uno stato di profonda depressione da cui potrà uscire, secondo il convincimento della stragrande maggioranza dei soggetti maschi, solo andando a letto con il «verificatore»;

 

3d. dopo una rapida riflessione Carla pensa che il «verificatore» sia un gran coglione e che perciò l’eventualità di cedere alle sue lusinghe sia da escludere in modo risoluto, della qual cosa, cioè del netto rifiuto di Carla, il «verificatore» si vanta citando il proverbio: «Molti nemici, molto onore», citazione che conferma in pieno la sua coglioneria.


ottobre 2015

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