Paolo Albani
ALCUNE RIFLESSIONI  SUL
  CONCETTO 
DI «SOSIA LATERALE»


Almeno una volta nella vita sarà capitato a tutti, passeggiando per strada o stando seduti al tavolo di un bar oppure durante un tragitto in autobus o sul metrò, d'incrociare una sconosciuta o uno sconosciuto e di restare meravigliati pensando: «Ma quello è il mio amico Giovanni da vecchio!», oppure «Quella donna è una versione migliorata di mia moglie!», «Il tizio che mi sta davanti sembra proprio mio nipote senza gli orecchi a sventola!», o ancora «Quel bambino è identico al figlio della mia vicina di casa tranne che per l'espressione da delinquente!» 
 Sono tutti casi che rientrano, sia pure con lievi sfumature, nella definizione di «sosia laterale» elaborata da Laurent Sollier, un sociologo dell'Università di Liegi che ha pubblicato qualche anno fa a Parigi, nella collana «La Méduse» dell'editore Tourreil, Phisiognomie du mieux et du pire (Fisiognomica del meglio e del peggio) (per il termine «fisiognomica o fisiognomia» Sollier preferisce l'ortografia antica a quella moderna di Physiognomonie), un libretto dove affronta, in modo singolare, e per certi aspetti stimolante, il tema dei sosia.
Il fascino dei sosia nella storia letteraria, esordisce Sollier, ha radici lontane, che risalgono almeno alle scene dell’Anfitrione di Plauto e arrivano, in epoca recente, fino al consigliere titolare Goljàdkin il cui sosia non sapremo mai - per la calcolata reticenza di Dostoevskij - se sia l'allucinazione di un folle oppure un tragico fenomeno della natura, e all'insegnante di storia Tertulliano Máximo Alfonso che, ne L'uomo duplicato di Saramago, scopre, guardando la videocassetta di un film, che uno degli attori è perfettamente identico a lui.
 Del sosia come «duale unicità» o «riproduzione di un altro da sé» o più in generale come «stranezza naturale», ricorda Sollier, si parla in molti trattati di filosofia, di medicina e di fisiognomica, specie in epoca rinascimentale. Cenni sull’argomento si trovano in opere di studiosi poco noti, come il medico francese David Lagneau, autore nella prima metà del secolo XVII di una fisiognomica della voce, del respiro, del soffio e persino di una fisiognomica del silenzio, detta della voce muta
 Dopo queste osservazioni preliminari, Sollier entra subito nel merito del suo studio e lo fa dando una sintetica definizione di «sosia laterale». I «sosia laterali», afferma Sollier, sono persone che hanno in comune con altre un «quadro d'insieme», uno «sfondo strutturale», che condividono fra di loro la stessa cornice, i «lineamenti generali», ma che si differenziano «in meglio o in peggio» per alcune peculiarità sia fisiche che intellettuali. In altre parole i «sosia laterali» sono individui che si assomigliano come due gocce d’acqua, in tutto e per tutto, eccetto che per alcune leggerissime difformità, delle inezie non sempre facilmente riconoscibili, che possono arricchire o spogliare, esaltare o mortificare, valorizzare o deprimere il loro grado di rassomiglianza.
Ai concetti di meglio e di peggio, esaminati dal punto di vista fisiognomico e psichico, Sollier riserva un intero capitolo. In modo rigoroso delinea i tratti migliorativi e quelli peggiorativi di un «sosia laterale», riassumendoli in un lungo prospetto dove spiccano, fra i primi, la capigliatura folta, il profilo greco, l’età giovanile, l’espressione intensa, l’abbigliamento elegante, i sopraccigli pelosi e arruffati da genio matematico, e fra i secondi la camusità, l’aspetto senile, lo sguardo perso, la trasandatezza, il sorriso ebete.
 Che sia possibile dedurre dal volto di un individuo il suo stato emotivo, la sua disposizione interiore, non è una novità, si affretta a precisare Sollier. E cita sull'argomento una serie di studi fra cui, come curiosità, uno di un certo Darwin sul rapporto tra le manifestazioni corporee delle emozioni e le emozioni stesse, e la patognomica, scienza nata all'inizio del secolo XIX ad opera del medico e pittore tedesco Carl Gustav Carus con lo scopo di interpretare i segni degli stati d’animo e di decifrare le modificazioni che gli affetti inducono sul volto umano.
Nella parte centrale del libro Sollier espone i risultati di un’indagine svolta su un campione (1.342 soggetti) selezionato fra gli abitanti di tre arrondissement parigini, comprendente individui di entrambi i sessi, di razze, classi di reddito e fasce di età diverse. L'intero campione è stato fotografato e poi messo a confronto con alcuni personaggi-simbolo del secolo XX. A volte, per enfatizzarne le corrispondenze, gli individui prescelti sono stati ritratti in atteggiamenti e con abiti teatralmente ispirati ai modelli originari.
In questo modo, all'interno del campione statistico, Sollier ha identificato 14 casi di «sosia laterale» di Charles de Gaulle, alcuni dei quali contraddistinti da una statura più piccola o da una camminata dimessa, per niente autoritaria; 2 casi di «sosia laterale» riguardano Cassius Clay: qui il «falso» si differenzia dal «vero» solo per la pelle chiara, i capelli lisci o la dentatura irregolare, malridotta; un caso di «sosia laterale» di Christiaan Barnard presenta le mani più grandi e tozze di quelle del chirurgo sudafricano; mentre nei 9 casi di «sosia laterale» che si riferiscono a madre Teresa di Calcutta i fattori di contrasto osservati sono in prevalenza il colore degli occhi, gli zigomi meno pronunciati, ma soprattutto una profonda dolcezza d’animo che traspare, ad esempio, dallo sguardo di una delle «sosia laterali» della santa, la quale, al contrario, com'è noto, aveva un piglio cattivissimo; c'è poi un caso sorprendente di «sosia laterale» di Simone de Beauvoir, la compagna di Sartre, in cui la copia si distingue dall'originale - ironia della sorte - proprio per quella forma di strabismo divergente che il filosofo francese esibiva come una specie di vezzo.
Sollier ha registrato anche un «sosia laterale» di Giovanni Paolo II, descritto, nella sua scheda, come «un signore stralunato, imprevedibile e pazzoide, un fanatico degli hamburger americani»; e poi un «sosia laterale» di James Joyce, un assicuratore nativo di Honfleur, senza il cespuglietto di baffi a spiovere sotto il naso, come l'autore dell'Ulisse, e con una vista eccellente; un Nikita Chrušcëv in versione figlio dei fiori; un de Chirico che sorride (circostanza così estranea agli umori cupi del pittore della Metafisica); un Alfred Hitchcok franco-cinese.

Lo studioso belga ha esteso la sua ricerca sui «sosia laterali» anche agli animali, in particolare a quelli domestici, come cani, gatti, galline, cavalli e simili. Il capitolo dedicato da Sollier agli animali si apre con il racconto, ben noto agli storiografi di fatti equini, dei cavalli che furono dei «sosia laterali» del cavallo di Napoleone e che servirono in più di un'occasione, per motivi di sicurezza, da controfigura del vero cavallo dell'Imperatore francese, immortalato nei famosi quadri di David, come in quello che s'intitola «Napoleone varca le Alpi» (1800). Insomma i cavalli-«sosia laterali» del cavallo di Napoleone svolsero una funzione importante di depistaggio, un ruolo strategico nello sventare attentati contro l'Imperatore, fuorviando gli efferati cospiratori. In che modo? Semplicemente facendo credere ai potenziali congiurati che l'Imperatore si trovava in un certo luogo, dato che lì, da quelle parti, a bella posta si era visto aggirarsi un cavallo-«sosia laterale» del cavallo di Napoleone, mentre invece lui, Napoleone, se ne stava tranquillo nel suo palazzo imperiale o da un'altra parte in Francia, a progettare campagne militari.
 Al termine del libro, Sollier dichiara che intende arricchire la sua analisi sviluppandola nel campo della botanica, nel senso che vuole applicare il concetto di «sosia laterale» anche ai vegetali. Si pensi, scrive Sollier, al caso di quei miceti buoni da mangiare, come alcune specie di «rossola edule», che hanno dei «sosia laterali» infausti, velenosi, causa perenne di morte per gente incauta: i primi, commestibili, si distinguono dai secondi - i funghi pericolosi, letali - solo per alcuni dettagli impercettibili, delle minuzie, delle microscopiche differenze, ad esempio, nella piegatura delle lamelle o nella corposità del gambo. 
E si pensi ancora, fra i casi interessanti di «sosia laterali» botanici, alle piante cosiddette «metamorfiche» o più volgarmente «trasformiste» (come la «Lantana cruentus»), che vivono in prevalenza nelle zone a clima tropicale, ma di cui esistono alcuni esemplari anche nella fascia mediterranea, definite così - «trasformiste» - poiché, in presenza di certi arbusti, cercano di assumerne la morfologia, di copiarne le sembianze, attraverso un lungo, complicato processo di modificazione che investe il loro metabolismo fotosintetico. Al termine di questo processo, le piante «trasformiste» diventano uguali alle piante contigue, prese a imitazione, tranne che per un piccolo, ridottissimo particolare, da cui è possibile identificare la pianta originaria.
Ulteriori feconde applicazioni del concetto di «sosia laterale», osserva ancora Sollier, si possano dare in altri settori della ricerca scientifica, ad esempio in astronomia, mineralogia, ingegneria navale, medicina, economia, psicologia, estetica, narratologia, semiotica, architettura, chimica, biologia, fisica, critica letteraria, archeologia, storia delle religioni e anche in linguistica. 
Si pensi, in quest'ultimo caso, al fenomeno dell'allitterazione, dove due parole quasi identiche si differenziano per uno scarto minimo, il cambio di una lettera o di un accento, come accade alla parola «GIOCO» che ha il suo «sosia laterale» nella parola «GIOGO», oppure all'enantiosemia, strano fenomeno di una parola che possiede significati opposti, un ossimoro condensato in un solo vocabolo, come la parola «STORIA» che può voler dire egualmente «resoconto vero di fatti reali» e «bugia», ed è perciò una parola bifida che coabita con il suo contrario, che racchiude in sé un «sosia laterale» perverso, un doppio negativo.

«Quale insegnamento possiamo trarre dall'idea di "sosia laterale"? Quali sono le sue implicazioni filosofico-culturali?» si domanda Sollier a conclusione del libro.
 La constatazione che il sosia è per sua natura laterale, cioè il riconoscimento che non si danno similarità, equivalenze assolute, fa ripensare all'unicità dell'esperienza umana, affrancata - precisa il sociologo belga - da ogni forma di nichilismo stirneriano, come a un valore fruttuoso, sovversivo nella nostra società omologante e massificata.
 Anche un clone, scrive Sollier, mostrerà pur sempre, rispetto al genitore da cui è derivato, delle qualità caratteriali, delle attitudini, delle fantasie diverse, indotte dal contesto socio-culturale in cui sarà vissuto. Insomma, per dirla con Eco, anche se riuscissimo a ottenere un clone di Dante non è detto che sarebbe capace di scrivere un'opera altrettanto sublime come la Divina Commedia.

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Nella fotografia, tratta dalla pagina 142 della Phisiognomie du mieux et du pire di Laurent Sollier, una sosia laterale di Simone de Beuavoir.

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Questo testo è la mia relazione al Convegno interdisciplinare su Il doppio, nell'ambito della manifestazione caprienigma, tenutosi a Capri nei giorni dal 29 ottobre al 1 novembre 2004. Si veda il libro di Raffaele Aragona, a cura di, Il doppio, Edizioni Scientifiche Italiane, Roma-Napoli, 2006.
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Sull'Espresso del 4 novembre 2004, alle pp. 155-156, Stefania Rossini, a proposito del libro di Sollier, scrive in un pezzo intitolato "L'io allo specchio": «"Io è un altro", scriveva quel genio di Rimbaud. Chi vuole rendergli merito e grande poeta non è, inventa intanto strategemmi sempre più fantasiosi. Paolo Albani, letterato fiorentino autore di una trilogia fantastica edita da Zanichelli, lancia sul mercato culturale il sociologo belga Laurent Sollier, autore del saggio "Physiognomonie du mieux et du pire" (edizioni Tourreil) che introduce il concetto di "sosia laterale". Peccato che, come hanno scoperto in molti dopo vane ricerche in libreria e su Internet, Sollier, il suo saggio e il suo editore non esistano se non nella recensione pubblicata da Albani». 



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