Paolo Albani
SOSPESI A MEZZ'ARIA
FRA MIGLIAIA DI BIVI
 


1. Premessa. Avverto subito che se qualcuno desidera saltare questa premessa e passare direttamente ai punti → 2, → 3 o → 4, è libero di farlo, non ci sono problemi. All’inizio, prima di affrontare il testo che ho intenzione di recensire (vedi il punto → 2) il cui è autore si chiama Carlo Mazza Galanti (per scoprire chi è vai al punto → 3), intendo parlare di alcuni particolari tipi di libri-game, che pongono il lettore in una posizione attiva, dandogli la possibilità di scegliere il percorso di lettura.

Siamo all’83a riunione dell’OuLiPo (acronimo di Ouvroir de Littérature Potentielle, ovvero Opificio di Letteratura Potenziale), un gruppo che produce testi con regole (fra i suoi membri Georges Perec e Italo Calvino). Raymond Queneau propone un esercizio intitolato Un racconto a modo vostro che s’ispira alle istruzioni destinate agli ordinatori o all’insegnamento programmato (esce la prima volta su «Les Lettres Nouvelles» nel 1967). In breve la struttura del racconto prevede dei bivi, delle ramificazioni che il lettore può seguire: vuoi conoscere la storia dei tre arzilli piselli?, in caso affermativo passa al paragrafo x; se invece preferisci la storia delle tre pertiche smilze il percorso che ti viene prospettato prevede uno svolgimento alternativo.

Il racconto di Queneau è una sorta di prototipo dei romanzi a struttura combinatoria, che lasciano al lettore la libertà di combinare le parti di un testo in modo personale. Ad esempio ne Il gioco del mondo. Rayuela (1963) di Julio Cortázar, si è liberi di leggere il romanzo – uno dei più influenti della letteratura ispano-americana contemporanea – iniziando da un certo capitolo, seguendo poi l’ordine indicato a piè di pagina in altri capitoli. Alcuni romanzi a struttura combinatoria hanno una forma atipica: sono contenuti in cofanetti con pagine staccate da mescolare come un mazzo di carte, in modo da ottenere «tanti romanzi quanti sono i lettori». È il caso di composizione n. 1 (1960) di Marc Saporta e di In balìa di una sorte avversa (1969) di Bryan Stanley Johnson.

 

2. Il libro che sto recensendo. Esce ora dal Saggiatore Cosa pensavi di fare?, il cui sottotitolo è Romanzo a bivi per umanisti sul lastrico di Carlo Mazza Galanti (vedi sotto al punto → 3).

L’autore, con l’espediente della struttura a albero (racconto telescopico la chiama l’oulipiano Claude Berge, poiché in questi esercizi letterari ci sono «racconti che stanno dentro altri racconti»), mima in qualche modo lo spirito del romanzo di formazione (Bildungsroman), dove si tratta dell’evoluzione del protagonista verso la maturazione e l’età adulta, nonché la sua origine storica, nel nostro caso si va dal liceo classico alla realizzazione di una data attività lavorativa, senza trascurare le paturnie degli affetti.

Solo che in Cosa pensavi di fare? le scelte di vita del protagonista sono molteplici, si aprono su scenari differenti, comprendono – trattandosi di un «romanzo a bivi» – atmosfere e sviluppi esistenziali mutevoli, instabili e incerti, in alcuni casi solo potenziali (come la letteratura praticata dall’OuLiPo).

Il libro è diviso in tre sezioni problematiche: Lavoro, Amore e Vita, alla fine delle quali è riportato uno schema degli snodi fondamentali, ossia delle vicissitudini capitate (o che sarebbero potute capitare) al protagonista. In esergo abbiamo un significativo passo di Virgina Woolf in cui la scrittrice inglese afferma che la biografia di una persona può ritenersi «completa se dà conto anche solo di sei o sette io, là dove una persona può possederne diverse migliaia», che, se vogliamo, è un po’ il succo del romanzo di Galanti.

L’autore, lasciando al lettore l’itinerario che più gli aggrada, con segnalazioni esplicite tipo: «Decidi di partire per l’Iowa: → vai al punto x. Decidi di perseverare in Italia: → vai al punto y»; «Tira un dado: se esce un numero dispari → vai ecc. ecc.», ci conduce in uno slalom di situazioni che vedono l’io narrante, fra le altre cose, svolgere svariati lavori (insegnante, venditore di vini, ecc.), perdersi in amori tormentati, occupare università e partecipare a manifestazioni violente, diventare critico, vedere la fine dei propri ideali e tante altre emozioni, «sospeso a mezz’aria tra il cielo degli eletti e il mare delle vite in esubero». Il tutto, cioè l’essenza della vita, rappreso in un velo melanconico, sapientemente pessimista, espresso in modo simbolico verso la fine del libro da una pagina nera, chiaro riferimento al Tristram Shandy di Sterne.

 

3. Chi è Carlo Mazza Galanti. L’autore (un genovese nato nel 1977) è traduttore, critico letterario e giornalista culturale, collaboratore di varie testate cartacee e online.

 

4. Lo stile dell’autore. Il modo di narrare di Galanti, svolto al presente, è incalzante, leggero e allo stesso tempo intenso, ricco di affermazioni che fanno riflettere («i deboli trovano buone ragioni per stare dalla parte dei più forti») e di spericolati termini anglofoni, uno stile a tratti amaro e spiazzante, come la generazione dell’autore.

 

 

Carlo Mazza Galanti

Cosa pensavi di fare? Romanzo a bivi per umanisti sul lastrico

il Saggiatore, Milano, 2020

pp. 159, € 16,00




Domenica - Il Sole 24 Ore, 1 novembre 2020, p. XV.

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