Paolo Albani
STOCCOLMA, NUOVA CAPITALE DEL CRIMINE


    L’uomo è un animale viaggiante, questa la sua peculiarità più significativa, scrive Giorgio Manganelli all’inizio del libro-reportage sulla Cina e gli altri Orienti (Adelphi 2013). Manganelli è uno dei tanti esempi di scrittori che hanno redatto «guide speciali» con lo spirito di chi è abituato – e gli scrittori lo sono – a osservare la gente, i luoghi e le atmosfere in modo acuto e penetrante.
Altra guida divertente e anomala di un importante scrittore, Raymond Queneau, è Conosci Parigi?, sottotitolata Tutto quello che devi assolutamente sapere. La guida raccoglie i pezzi scritti da Queneau negli anni Trenta per il quotidiano «L’Intransigeant». Ogni volta Queneau pone tre domande sulle cose più curiose della capitale francese: «Qual è la strada più corta?», «Quanti archi di trionfo esistono?», «In quale casa morì Molière il 17 febbraio 1673?».



Tutto ciò per dire come la stesura di guide letterarie sia una pratica frequentata dagli scrittori in prima persona. C’è perfino chi come Jaroslav Hašek, l’autore praghese de Il bravo soldato Švejk, romanzo sulle vicende tragicomiche di un umile e grottesco anti-eroe, è arrivato a scrivere una Guida al nulla, selezione di luoghi dove non c’è assolutamente nulla da vedere, un’opera – scrive Hašek – che deve riempire una vistosa lacuna nella nostra letteratura di viaggio. Della figura di Hašek si parla ampiamente in una delle guide letterarie più belle che conosco, la Praga magica (1973) di Angelo Maria Ripellino, che ci restituisce tutto il fascino misterioso della città Moldava.
Di fronte alla Guida al nulla di Hašek, meglio tuttavia fermarsi perché si entra in un campo minato, quello del nonsense e del paradosso.
Esistono poi guide letterarie, validi strumenti che legano la descrizione di un luogo più o meno famoso, con utili indicazioni turistiche, alle vicende vissute da scrittori o personaggi letterari, che sono il risultato dell’investigazione appassionata di viaggiatori di professione (alcune case editrici, come Exòrma di Roma, danno gran spazio alla letteratura di viaggio) e di studiosi di vario genere. A questa seconda categoria appartiene la guida letteraria di Stoccolma approntata da Andrea Berardini, ricercatore in Lingue e letterature nordiche presso La Sapienza di Roma e traduttore dallo svedese. A Stoccolma. Da August Strindberg a Stieg Larsson, guida dell’«accogliente e altera, elegante e sordida, ordinata e tetra» (si legge nella quarta di copertina) capitale svedese, esce ora nella collana «Passaggi di dogana» di Giulio Perrone Editore (2020, pp. 182, € 15,00).
L’autore premette di aver scritto il libro per quelli che non sono mai stati a Stoccolma, città meno frequentata rispetto a Parigi, Londra o New York, per aiutarli quanto meno a intravederla, e di considerare il suo resoconto non una guida turistica in senso stretto e nemmeno un saggio sulla raffigurazione dell’ambiente metropolitano nella letteratura svedese, bensì più semplicemente una passeggiata, tutt’altro che esaustiva, tra le strade della capitale svedese e le pagine di romanzi di scrittori svedesi che hanno vissuto o ambientato le loro storie a Stoccolma. Impostazione che nulla toglie alla godibilità della visita turistico-letteraria disegnata nel libro di Berardini.
La guida di Stoccolma inizia con una breve pennellata storica sullo sviluppo della città, il cui nome è registrato per la prima volta in un documento del 1252, divenuta una capitale degna di un sogno imperiale grazie all’opera di architetti tedeschi, olandesi, francesi e italiani, e dove, all’inizio del Novecento, si afferma uno nuovo stile urbano funzionalista, specchio di un nuovo stile di vita conosciuto come modello svedese, frutto dell’egemonia politica della socialdemocrazia.
Dopo di che il libro si apre alle suggestioni di piazze, vicoli, angoli, monumenti, locali di quella che viene definita la «Venezia del Nord», ricostruendo una piacevolissima mappa dell’«isola dei tronchi» (questo significa letteralmente Stoccolma) attraverso le vicissitudini di scrittori famosi che l’hanno abitata, in primo luogo August Strindberg che la conosce bene avendone scritto, insieme al giornalista Claës Lundin, una storia: La vecchia Stoccolma (1882). Altro grande narratore di Stoccolma è Hjalmar Söderberger che, per raccontarci la città, sceglie il passo del flâneur, ci dice Berardini, registrando dettagli, sfumature col tono quasi di un confidente.
Non mancano nella guida di Berardini riferimenti a Tomas Tranströmer, premio Nobel per la letteratura nel 2011, e al poeta Nils Ferlin, vissuto nel quartiere di Klara, una piccola Montmartre svedese: una volta – racconta Berardini – per pagarsi i debiti, Ferlin vende la notizia della propria morte a un giornale e poi rivende anche la smentita.
La guida di Berardini arriva fino alla Stoccolma capitale del crimine in cui sono ambientati molti libri polizieschi, fra cui quelli di Stieg Larsson. Ai luoghi della città menzionati nella fortunata trilogia Millennium sono oggi dedicati tour turistici.

 

Domenica - Il Sole 24 Ore, Anno 156°, Numero 46, 16 febbraio 2020, p. XV.

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