Paolo Albani
DELLA SUPPONENZA DEI CANI


 Io sul comportamento dei cani mi sono fatto questa idea: più i cani sono piccoli e più sono supponenti, aggressivi, mordaci, stronzi e, come se non bastasse, anche terribilmente inaffidabili. Certe volte arrivano perfino a mordere il proprio padrone, così, all'improvviso e senza alcun motivo, almeno in apparenza. Una mia amica mi ha raccontato che il suo cane, non più alto di 15 centimetri al garrese, un giorno che si rincorrevano allegramente nel giardino di casa, gli ha staccato di netto la punta del naso. Lei, che stravedeva per l’insignificante bestiola, mi ha detto per giustificarlo: «Sono convinta che voleva solo giocare».
    I cani piccoli non guardano in faccia nessuno. Sono il massimo dell’egoismo fra gli appartenenti alla famiglia dei mammiferi domestici. Se li osservate, dopo un po’ vi accorgerete che i cani di piccola taglia, in particolare i bastardini, sono sempre tesi, nervosi, irascibili, e si danno un sacco di arie. Cambiano facilmente d’umore e spesso, nel caso dei maschi, hanno dei membri sproporzionati (enormi) rispetto al corpo (piccolo).
    Anche quando sono al guinzaglio tirano diritto per i fatti loro, non si curano di niente e di nessuno, filano spediti con il muso che sfiora quasi il suolo dove camminano, muovendo rapidamente le zampette corte e arcuate, come se avessero delle cose urgenti da sbrigare o li attendesse un appuntamento improrogabile. Qualche volta si fermano a annusare un angolo di strada, la ruota di un motorino o la gamba di ferro di una panchina, ma poi riprendono il loro forsennato ritmo di marcia, guardando sempre dritto davanti a loro. E se trovano un ostacolo umano sul loro cammino, se ne fregano altamente, non si scansano affatto, e se non lo fate voi rischiate di essere morsi alle caviglie.
    Sì perché i cani piccoli amano follemente mordere le caviglie delle persone e lo fanno con una rapidità inaudita, quando uno meno se l'aspetta. Essendo di bassa statura non arrivano più in alto nella scalata del corpo umano, si accontentano delle caviglie. Io credo che un cane piccolo quando sogna non sogna di sgranocchiare dei meravigliosi ossi di prosciutto  o di correre su un prato con i fili d’erba alta che gli strusciano sul tartufo del naso. No, un cane piccolo sono sicuro che sogna delle caviglie da mordere, delle belle caviglione, senza calze, nude, gustosamente carnose da affondarci dentro i dentini appuntiti in modo da farle sanguinare. Che la vista del sangue, in sogno, ma anche nella realtà, per un cane piccolo, e per di più rompicoglioni, è uno spettacolo eccitante.
    Quasi sempre quando un cane piccolo incontra un cane di grosse dimensioni state pur sicuri che è il cane piccolo che aggredisce il grosso, e non viceversa; gli si avventa contro cercando di morderlo sul culo o di azzannarlo alla gola, gli gira intorno velocemente colpendolo in più punti, con balzi fulminei e perfettamente coordinati, esibendo una tattica «mordi e fuggi» che lascia stordito il cane grosso che non ha nemmeno il tempo di pensare: «Ma che cazzo vuole, questa pulce?» Una volta ho visto un doberman che se la dava a gambe levate inseguito da un canino spelacchiato e magrissimo che sarà stato più o meno grande come un gatto.
    La storia del cane piccolo che in quanto a carattere e comportamento è diverso dal cane grosso, cioè più cattivo e aggressivo, a me fa venire in mente una curiosa teoria, applicata questa volta agli uomini e alla loro statura fisica. È una teoria pensata e messa a punto da Amintore Fanfani in un libro del 1934: Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo. Questa teoria sostiene che in periodi di rallentamento economico vanno al potere uomini politici longilinei, cioè alti di statura, mentre in periodi di benessere economico salgono al potere individui brevilinei. A chi pensasse esattamente Fanfani quando scriveva di questa teoria sul rapporto fra l'altezza degli uomini e le fasi del ciclo economico non è difficile intuirlo.
    Ho sentito dire, anche da persone qualificate in senso scientifico come psicologi e sociologi, che gli uomini piccoletti, bassotti, tendenti al nano, di solito sono più supponenti e aggressivi di quelli alti, degli spilungoni che invece sono in prevalenza degli uomini mansueti e bonari. Non so bene su cosa si fondi questa convinzione, mi sembra di ricordare che qualcuno la faccia risalire al fatto che gli uomini bassi sarebbero più inclini all’obesità e l’essere grassi, è noto, rende collerici e intrattabili.
    Comunque stiano le cose, v’immaginate se quello che abbiamo detto a proposito dei cani valesse anche per gli uomini?
    Assisteremmo per strada a scene davvero odiose, incivili, scene in cui un tipo piccoletto, un nanerottolo forzuto incontrando un uomo alto e secco come un chiodo, dopo averlo squadrato bene per largo e per lungo, si metterebbe a mordicchiargli le caviglie senza una ragione precisa vomitandogli addosso una caterva di insulti osceni, lo spernacchierebbe davanti a tutti (uno scontro del genere in strada attirerebbe i passanti) e poi gli tirerebbe dei cazzotti nella pancia, che più in su il piccoletto non ci arriverebbe, e gli bloccherebbe le gambe come fanno i giocatori di rugby quando placcano gli avversari in modo da fargli perdere l’equilibrio e costringerlo a cadere a terra così che il piccoletto a quel punto gli potrebbe sputare in un occhio all’uomo alto e secco o ancora peggio gli potrebbe pisciare addosso in segno di massimo disprezzo, di superiorità e poi andarsene via, tracotante, soddisfatto della sua bravata.
    Scene così sarebbero all’ordine del giorno se gli uomini si comportassero come i cani e il rapporto conflittuale fra brevilinei e longilinei, studiato a suo tempo da Fanfani, finirebbe per rendere l’esistenza più insopportabile e difficile di quanto non lo sia già in questi tempi di profonda crisi .

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