Paolo Albani
IL VERO LIBRAIO

           
   Entro nella libreria Lo Spazio (nella foto) del mio amico Mauro, in via dell’Ospizio (credo che abbiano scelto quel nome per fare un giochetto di parole) a Pistoia. Il nome della ragione sociale per esteso è Lo Spazio di via dell’ospizio, se poi vi aggiungete la via abbiamo questo scioglilingua: Lo Spazio di via dell’ospizio in via dell’ospizio al numero 26/28. Nel loro sito si legge: «Lo Spazio di via dell’ospizio è un luogo, un luogo di parole, un luogo di segni, un luogo di sogni, un luogo di pagine, un luogo di incontro, un luogo di creazione, un luogo di sosta, una piazza, un incrocio di storie, di resistenze e di moltitudini...»

   Lo Spazio è una libreria indipendente, molto attiva; fanno presentazioni, ospitano iniziative culturali di vario genere, seminari, performance, ecc.; una libreria che dà spazio, appunto, ai piccoli editori, agli autori esordenti e a quelli irregolari e alle novità non commerciali: insomma qui non troverete l’ultimo libro di Vespa o di Moccia. Mauro la gestisce insieme alla moglie Alice. Sono anche galleria d’arte (ci ho visto mostre con tavole originali di Gianluigi Toccafondo e di Guido Scarabottolo, tanto per citare qualche nome) e hanno una bella sala da tè.

            In quel momento la libreria è deserta, non ci sono clienti. Saluto Mauro che come sempre sta lavorando al computer e gli dico a freddo, senza tanti preamboli, perché da giorni l’idea mi frulla nella testa (Manganelli avrebbe detto con espressione più efficace «mi ciabatta»):

         − Per essere un vero libraio, tu non dovresti limitarti a segnalare e consigliare i libri che sei sicuro potrebbero interessare i tuoi clienti, quelli più assidui e affezionati. No, questo non basta più secondo me – dico a Mauro – dovresti anche segnalargli, questo fa la vera differenza, i libri che ancora devono… uscire? no, − mi rispondo da solo, anche se odio questa forma retorica di conversazione, farsi le domande e darsi subito dopo le risposte − questo già rientra nelle tue funzioni, è un compito facile: basta che consulti sul computer il programma delle novità in uscita, in più hai le informazioni che ti danno i rappresentanti delle case editrici. E quindi non hai nessuna difficoltà a dire che fra un mese, due mesi o quel che sarà uscirà il libro x dello scrittore tal dei tali.

         − E allora? – mi chiede Mauro, che mi guarda con aria perplessa, distraendo per un attimo lo sguardo dallo schermo del computer, come a voler dire: «Ma che voi da me, Arbani» (Mauro è romano, e si sente).

            − Dovresti segnalare ai tuoi clienti – suggerisco a Mauro − i libri che ancora un autore non ha scritto, quelli che uno scrittore non ha nemmeno pensato, ideato, ma che prima o poi sicuramente metterà in cantiere, che inizierà a scrivere in un futuro non lontano, è solo questione di tempo.

            Mauro non dice niente. È tornato a guardare lo schermo del computer, sembra non ascoltarmi.

            − Insomma – dico a Mauro – oggi per essere davvero un libraio, come purtroppo in giro non ce ne sono più (le grandi librerie sono ormai dei supermercati: quante volte abbiamo sentito questa triste lamentela), devi lavorare sul potenziale, ecco, questo è il punto importante, il discrimine.

            − Sur potenziale? – bofonchia Mauro improvvisamente (credevo non mi ascoltasse) senza distrarre lo sguardo dallo schermo del computer. – E che vor dì?

            − Devi occuparti dei libri potenziali, − proseguo io − quelli che ancora non esistono, che devono venire, di cui nessuno sa niente.

            − Per esempio? – domanda Mauro, battendo qualcosa sulla tastiera del computer, immagino stia facendo una ricerca o rispondendo a una mail.

            − Ti faccio un esempio, banale se vuoi – gli rispondo subito − prima o poi Emmanuel Carrère scriverà qualcosa su un fatto di sangue, una storia truculenta, magari legata al fenomeno dell’immigrazione, è facile prevederlo. Mi domanderai: quale fatto di sangue? − mi chiedo da solo, senza attendere che sia a Mauro a farlo, usando di nuovo una forma retorica che detesto. E aggiungo: − Basta seguire attentamente la cronaca sui giornali e in televisione...

            Poi gli cito alcuni testi: Perché non ho scritto nessuno dei miei libri di Marcel Bénabou, I libri che non ho scritto di George Steiner, I miei flop preferiti di Hans Magnus Enzensberger.

            − Devi lavorare sull’area indicata da questi autori… D’accordo, loro parlano soprattutto di libri mancati, non realizzati, ma non importa. Il fatto è che un libro non realizzato resta pur sempre un libro possibile, potenziale appunto, che potrebbe essere scritto in un futuro non lontano, perché no. Il vero libraio a mio giudizio, e lo dico perché ci credo sul serio, dev’essere un preveggente, un mago che sa guardare nella sfera di cristallo in cui si palesa ciò che uno scrittore ancora non ha scritto, e stai attento – preciso a Mauro − uso il termine mago non nel senso di sciamano, di stregone, che lì siamo sull’orlo della cialtroneria, non m’interessa, ma nel senso di una persona che è abile nel suo campo specifico. Il mio consiglio è che tu come libraio, se vuoi sfondare e crearti un tuo mercato competitivo, devi prevedere i libri non scritti e segnalarli ai tuoi clienti, è così che potrai battere i colossi come Amazon, IBS o Mondadori Store, e diventare nel campo della vendita di libri il Davide che vince Golia.

            Mi prendo un attimo di pausa. Mauro continua a lavorare al computer, come sempre. Sul bancone della libreria, disposti in modo disordinato, ci sono alcuni libri già pubblicati, editi, normalizzati nella forma più prevedibile e ordinaria, quella cartacea. Ne prendo uno in mano, a caso.

            − Lo vedi questo libro? – dico a Mauro, che neanche si volta a guardare il libro che ho preso e che gli sto agitando davanti. – Questo libro lo puoi trovare in tutte le librerie, grandi e piccole, oltre a quelle on line naturalmente: quest’ultime me lo offrono scontato, me lo spediscono in pochi giorni e senza costi di spedizione. Perché allora uno dovrebbe venire a comprarlo proprio da te? Lo farebbe solo, penso io, se tu gli offrissi un servizio in più, un servizio eccezionale, impareggiabile, che non trova in nessun’altro punto di vendita librario.

          − I libri potenziali? – dice Mauro che sembra risvegliarsi da uno stato di apatia romanesca. – È il futuro, questo?

           − Già – dico io.

        − Va be’ – dice Mauro, sempre incollato al computer – se vedemo, Arbani…



luglio 2015

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Mercoledì 15 luglio 2015 a Pagina 3, programma radiofonico di approfondimento delle pagine culturali e dello spettacolo di Rai Radio 3, Edoardo Camurri ha parlato di questo mio racconto-bonsai, per ascoltarlo cliccate qui.

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