CACIA ALL'ERORE QUESTE BOZZE SONO UN GIALLO Vi averto subto, metto le maglie avanti, questo rescensione contiene un saco di errori.
Lo dico perché sto per parlare di un libro che contiene 1000 errori, pari pari, errori non casuali, ma voluti dagli autori che l’hanno scritto, inseriti con perfida intenzione. Ci sono due errori persino nella fascetta del libro che recita: «RISOLVI IL GIALLO DEL’ESTATE [primo errore]. TROVA TUTTI GLI ERRORI IN QUESTO LIBRO* / *anche questa fascetta contiene un’errore [secondo errore]. Anzi, due.». E scusatemi lo spoiler, ma tanto ci sareste arrivati da soli, ne sono sicuro. C’è un errore, forse, anche nella copertina del libro, perché viene menzionato (dimenticanza voluta? un espediente commerciale?) un solo autore, mentre in realtà gli autori sono due. Il primo è un semiologo famoso, esperto di giochi di e con le parole, giornalista che tiene rubriche sui giochi, un po’ come facevano Martin Gardner, matematico e illusionista, che aveva una rubrica di Mathematical games sullo «Scientific American», e da noi Giampaolo Dossena. Stefano Bartezzaghi ha respirato l’enigmistica fin dall’infanzia, praticata con i nom de plume di Nené e di Etienne, si è laureato con una tesi sulla Sistematica dell’ambiguità, una bella definizione di enigmistica, discutendo la tesi con Umberto Eco e Omar Calabrese, ha scritto libri intriganti, fra i quali mi limito a citare Scrittori giocatori (Einaudi 2010). L’altro co-autore è Pier Mauro Tamburini, sceneggiatore, regista e uno dei massimi esperti di libri-gioco in Italia. ![]() E veniamo al dunque. Il libro in questione, Bozze non corrette, edito da Mondadori, è per l’appunto un libro-gioco che invita il lettore a scoprire l’assassino di un delitto. Questo comporta che il lettore deve sempre stare sul chi va là, aguzzare la mente, interagire con il testo che sta leggendo. Come? In breve, deve scoprire i 1000 errori che Bartezzaghi e Tamburini hanno disseminato, in modo perverso e crudele, nelle pagine del libro, dove la parola «errore» comprende refusi, abbagli grammaticali e lessicali, incoerenze, date, informazioni e attribuzioni sbagliate. Il tutto condito – nello spirito delle contraintes (costrizioni) dell’Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle) cui aderirono scrittori del calibro di Queneau, Perec e Calvino – da una serie di regole: in ognuno dei cento capitoli del libro ci sono nove errori, che a loro volta nascondono un messaggio (solo un errore a capitolo è utile ai fini del messaggio) che, individuato, porterà il lettore in un luogo dove oltre alla soluzione del giallo sarà in grado di snidare tutti gli errori. Facile, no? Per individuare gli errori, come dicevo, bisogna stare in guardia: ci sono “cosi” senza accento sulle i, verbi “a” o “anno” senza l’acca, “senzaltro” senza apostrofo o “un’istante” con l’apostrofo, locuzioni come “di palo in fresca”, “mi spiagge” invece di «mi spiace», i Castri Orfici di Campana e lo Zibaldone di concetti di Leopardi, Arsenio Soffici, Italo Corvino, un “pultroppo” (io lo pronuncio così, non riesco a dire «purtroppo», giuro), un “pluviscolo”, la citazione errata di un verso di Saba: «Bruciare [in realtà «Morire»] è nulla, perderti è difficile», e via di questo passo. Insomma è un festival scoppiettante di errori, un fuoco d’artificio di simil-spoonerismi, deliziosi strafalcioni linguistici che prendono il nome dall’arcivescovo William Archibald Spooner (1844-1930), famoso per i suoi lapsus costruiti invertendo l’ordine di lettere o sillabe (consultate un vocabolario inglese). Il protagonista del libro, un correttore di bozze (e chi altrimenti), racconta che all’origine del gioco degli errori ci sono lui e Niccolò Errante, uno scrittore enigmatico, una sorta di Jusep Torres Campalans biografato da Max Aub (solo sul portale di Mondadori troverete notizie di questo misterioso scrittore). Errante invia al correttore di bozze brevi racconti pieni di errori, lui deve individuarli; alla fine, da quegli errori, l’ho già spifferato, si compone un messaggio segreto. Vince qualcosa chi risolve la verità celata dietro il messaggio segreto? Purtroppo no, nulla, non è come ne La mascella di Caino di Torquemada (pseudonimo di Edward Powys Mathers), complesso romanzo-enigma del 1934, 100 pagine in ordine sparso, sei assassini e sei vittime, e una sola soluzione tra milioni di combinazioni. In quel caso, i solutori (pochi finora) avevano un premio. Qui, il premio è solo il gusto e il brivido di giocare. Una bella gratificazione, no? E allora fatevi sotto, e ochio all’errore! Stefano Bartezzaghi Pier Mauro Tamburini Bozze non corrette Mondadori, pagg. 203, € 18,50
«Domenica - Il Sole 24 Ore», N. 253, 14 settembre 2025, p. VIII. Per la versione in pdf di questa recensione cliccate qui. ![]() Per andare o ritornare al menu delle mie collaborazioni alla «Domenica de Il Sole 24 Ore» cliccate qui. HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |