... E ALTRE (COMUNI) MALATTIE LETTERARIE. DIZIONARI BIZZARRI Che cos’è la letteratura? Domanda impegnativa, e forse un po’ impertinente, come lo è quella di chi (Alfred Jarry) s’interroga sulle misure della superficie di Dio, e si risponde: «DIO È IL PUNTO TANGENTE DI ZERO E DELL’INFINITO». Chiaro, no? Quanto alla letteratura, la faccenda si complica, le risposte si allargano e si scontrano, si va da un estremo all’altro (per fortuna): ci sono i paladini della letteratura impegnata, come l’esistenzialista Jean-Paul Sartre, per il quale «la funzione dello scrittore è di far sì che nessuno possa ignorare il mondo o possa dirsene innocente», oppure chi come Gustave Flaubert, fra le pagine del suo Dizionario dei luoghi comuni, ravvisa nella letteratura un’«occupazione degli oziosi», o gli irriverenti e gli incasellabili tipo Giorgio Manganelli per il quale la letteratura è ascetica e puttana, una pura irrisione, anarchica e felicemente deforme, una modulazione del blasfemo. Ci va giù pesante, il Manga, non c’è che dire. Allora per uscire dall’impasse, aggiriamo il problema e proviamo a leggere la letteratura come una “malattia”, nel senso di deviazione da uno stato di normalità ipotetica. Parafrasando Karl Kraus (che in realtà si riferisce alla psicoanalisi), limitiamoci a vedere nella letteratura quella malattia di cui vuol essere la cura per redimersi dalle afflizioni dell’esistenza umana. Se la letteratura è una malattia, in barba a tutte le definizioni possibili, cosa c’è di meglio di un Piccolo dizionario delle malattie letterarie sull’esempio di quello redatto da Marco Rossari, scrittore e traduttore (mi piace segnalare l’antologia Racconti da ridere da lui curata nel 2017 per Einaudi), per comprendere in modo spensierato, ma non superficiale, la natura di quel fenomeno, complesso e misterioso, che è la letteratura. ![]() L’assunto da cui muove Rossari è considerare la letteratura – «quella cosa ardente, fantasiosa, libera» nelle parole di Nabokov – un «Virus ancestrale di origine oscura» (recita la voce omonima contenuta nel “piccolo dizionario”). E i virus, si sa, provocano disturbi, infezioni, per di più sono dei parassiti, e come non rievocare, al riguardo, la condanna inflitta a Iosif Brodskij il 4 maggio 1961 dal Presidium del Soviet Supremo dell’URSS, che riconosce Brodskij colpevole di «stile di vita parassitico» (in pratica di essere un poeta) e lo condanna a 5 anni di confino. Le malattie che il virus della letteratura provoca sono molteplici, hanno risvolti curiosi, sono infermità bizzarre, che spesso, nel divertente dizionario di Rossari, portano il nome di uno scrittore famoso, cui si rimprovera una disfunzione legata ai suoi libri, al suo stile. Ad esempio, nel “piccolo dizionario”, troviamo la voce HENRY MILLER, COMPLESSO DI che indica la tendenza a scrivere molto di sesso, specialmente quando se ne fa poco, oppure GADDA, GNOMMERO DI ovvero il nodo alla lingua di origine nevrotica che impedisce di esprimersi chiaramente (“gnommero” è parola meravigliosa che sta al centro di tutta la filosofia della nevrosi gaddiana e significa groviglio, garbuglio, pasticciaccio, come spiega bene Edoardo Camurri nella voce omonima del bellissimo Gaddabolario, a cura di Paola Italia, edito da Carocci nel 2022). Un altro lemma è FINNEGAN, PIAGA DI ovvero la drammatica suppurazione del linguaggio che sopravvaluta i giochi di parole fino a rendere il testo illeggibile. Il riferimento è al Finnegans Wake di James Joyce, libro pirotecnico e pantagruelico, scritto, non in inglese, ma in un’altra diavoleria di lingua, indecifrabile, inventata, che qualcuno (il critico letterario e traduttore Giorgio Melchiori) ha chiamato il finneganese. Alcune voci contengono delle espressioni esplicative, come nei dizionari più accreditati. È il caso della voce FASCETTA, che dopo la definizione: «Riflesso condizionato a dire bugie dettato da disperazione», riporta questo dialogo. «Ha venduto trentamila copie nel primo pomeriggio!». «E tu dai retta alla fascetta?». A me il frizzante dizionario rossariano fa venire in mente le «poesie terapeutiche», nate da un esercizio a cura di Ermanno Cavazzoni proposto agli studenti dell’Università del Progetto di Reggio Emilia nel 1990. Poesie confezionate come fossero farmaci, con tanto di bugiardino che spiega i benefici terapeutici della lettura, poesie medicamentose denominate TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE, 6 bustine da 14 versi a ciclo per la prevenzione del concepimento, o S’i’ fosse fuoco, ardereï ’l mondo, 14 versi via orale, contro il bruciore di stomaco. Marco Rossari Piccolo dizionario delle malattie letterarie Einaudi, pagg. 94, € 13,50
«Domenica - Il Sole 24 Ore», N. 142, 25 Maggio 2025, p. XI. Per la versione in pdf di questa recensione cliccate qui; nella stessa pagina della mia recensione un articolo di Gino Ruozzi Sintomi della vita dello scrittore, sulle biografie romanzate. ![]() Per andare o ritornare al menu delle mie collaborazioni alla «Domenica de Il Sole 24 Ore» cliccate qui. HOME PAGE TèCHNE RACCONTI POESIA VISIVA |