Paolo Albani
IL SILENZIO ASSOLUTO



Dopo aver seguito per due estati consecutive un corso di yoga tenuto da un tale di Rimini che, a dispetto del suo volto truce, si faceva chiamare Bhakti (Amore), un uomo si era fissato che voleva provare a ogni costo «l’estasi del silenzio assoluto». Pertanto si rivolse a una ditta specializzata e fece rivestire la sua camera da letto di un materiale insonorizzante come quello che si adopera per isolare acusticamente i locali pubblici, discoteche, sale cinematografiche, ecc.
Non ancora soddisfatto, da perfezionista qual era, incollò sulla superficie insonorizzata, con l’aiuto di un amico, dei contenitori per le uova, formati da piccole protuberanze di cartone: un sistema artigianale ed economico, questo, per rendere un ambiente impenetrabile ai rumori. Tempo addietro l’aveva visto applicato alle pareti della saletta di trasmissione di una radio privata.
 Al termine dei lavori, l’uomo pensò bene di effettuare un collaudo di quanto aveva progettato. Così una notte si chiuse dentro la camera da letto trasformata in una specie di luogo di culto del silenzio, e, in attesa che l’esperimento andasse a buon fine, si sedé su una poltroncina di pelle, l’unico arredo rimasto lì dentro, insieme a una vecchia lampada da terra.

Mentre osservava, compiaciuto, i bernoccoli di cartone verdastro che tappezzavano le pareti e il soffitto, l’uomo avvertì che nella stanza insonorizzata si era creato un silenzio cupo, infrangibile, netto, senza una smagliatura disturbante e così avvolgente da procurargli un leggero batticuore, un’emozione mai sperimentata prima di allora, nemmeno durante le sue lunghe passeggiate estive in montagna, lassù, oltre i duemila metri, nei rari momenti in cui il vento si placa all’improvviso e smette di sibilare fra le rocce.
Tuttavia, poiché voleva essere sicuro di ottenere un silenzio ancora più intenso, totale, si mise dei tappi di cera nelle orecchie e in aggiunta - ultima precauzione, tanto per essere sicuro - anche una cuffia senza fili che di solito usava davanti alla tv per non disturbare i vicini.
Seduto al centro della stanza, con la cuffia in testa come se ascoltasse della musica, l’uomo spense la luce premendo il pulsante della lampada che aveva di fianco e si preparò a godersi finalmente «la percezione cosmica del silenzio assoluto», un’idea su cui Bhakti tornava spesso nelle sue lezioni, anche se per lui, a dire il vero, malgrado fosse un guru da spiaggia, l’assolutezza del silenzio era da intendersi non come un fatto fisico, bensì come il risultato - raggiungibile dopo lunghe meditazioni - di un’esperienza interiore, mentale, di pensiero.
Una volta al buio l’uomo si piegò su se stesso, appoggiando i gomiti sulle ginocchia in modo da concentrarsi meglio. D’un tratto, però, sentì una fitta dolorosa all’altezza della spalla sinistra e un gran senso di oppressione sul petto. A nulla gli valse mettersi a gridare né tanto meno, dopo che era caduto sul parquet, battere i pugni con le poche forze che gli erano rimaste nella speranza di richiamare l’attenzione dei vicini. 
Dalla stanza insonorizzata non uscì il minimo rumore.

luglio 2008



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