GLI UOMINI-LIBRO Esistono individui che hanno una memoria prodigiosa, sono dei veri e propri fenomeni che riescono a memorizzare una quantità impressionante di dati. Non mi riferisco al caso di Funes del racconto di Borges, quello è un personaggio inventato. Nel 1898, pubblicato a proprie spese (all’ultimo momento Ulrico Hoepli non ha il coraggio di stamparlo), esce a Milano Genio e follia di Alessandro Manzoni in cui sono raccontate, usando il metodo lombrosiano (anche nel titolo il libro echeggia il linguaggio del Lombroso), le innumerevoli fobie, abulie e monomanie di Alessandro Manzoni. L’autore del libro è Paolo Bellezza (1867-1950), esperto di lingue moderne, pioniere degli studi americanisti in Italia, all’epoca un autorevole studioso della vita del Manzoni. Sembra che Bellezza – e la cosa ha dello straordinario – conosca a memoria tutta l’opera del Manzoni. Racconta Alberto Manguel, noto in Italia soprattutto per un bellissimo Manuale dei luoghi fantastici (Rizzoli 1982), scritto in collaborazione con Gianni Guadalupi, che quando ha dieci o undici anni, a Buenos Aires, un insegnante gli dà lezioni private di tedesco e di storia europea, e gli fa imparare a memoria, per migliorare la pronuncia, poesie di Heine, Goethe e Schiller, e la ballata di Gustav Schwab Der Ritter und der Bodensee, in cui un cavaliere galoppa sul lago di Costanza ghiacciato, e raggiunta l'altra riva muore di paura rendendosi conto dell'impresa compiuta: Mi piaceva imparare le poesie, – confessa Manguel – ma non capivo di quale utilità avrebbero potuto essermi. «Ti terranno compagnia il giorno in cui non avrai nessun libro da leggere» disse il mio maestro. Poi mi raccontò che suo padre, ucciso a Sachsenhausen, era stato un celebre studioso e sapeva a memoria parecchi classici; quando era in campo di concentramento si era offerto come "biblioteca" affinché i suoi compagni di prigionia potessero "leggere". Immaginavo il vecchio in quel luogo implacabile, opprimente, disperato, mentre qualcuno gli si avvicinava per chiedergli Virgilio o Euripide, aprire se stesso a una certa pagina e recitare le antiche parole per i suoi lettori senza libri. Molti anni dopo mi resi conto che era stato immortalato in Fahrenheit 451 di Bradbury fra i salvatori di libri (Alberto Manguel, Una storia della lettura, Mondadori 1997, p. 74). Martin A., conosciuto come il «melomane enciclopedico», è
un paziente del neurologo statunitense Oliver Sacks. Martin A. gode di una
discreta fama di «enciclopedia ambulante», racconta Sacks, poiché conosce non
solo la musica di duemila opere, ma anche tutti i cantanti che hanno preso
parte alle innumerevoli rappresentazioni e ogni particolare dell’allestimento,
della regia, dei costumi e delle scene. La cosa non stupisce in quanto Martin
A., precisa Sacks, sa a A questo
punto suppongo che se Manganelli avesse imparato a memoria tutta
La nuova enciclopedia universale Garzanti,
tutte le sue 1528 pagine, non gli sarebbe stato difficile ritrovare
abbastanza velocemente i suoi amati «protosiberiani».
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