pagina del sito di Paolo Albani

UNA "E" 
TIRA L'ALTRA
di Giampaolo Dossena


Tracciate una griglia di 27 caselle per 7, numerandole, riga per riga, da 1 a 27. In tutte le righe circolettate la casella n. 11. Nella prima e nell'ultima riga circolettate le caselle 13, 15 e 17. Nella riga 4, circolettate le caselle 13 e 15. Risulta evidente la figura di una lettera E maiuscola. Ancora due operazioni: scrivete una E in ciascuna delle caselle circolettate e riempite le caselle rimanenti con lettere a vostra scelta, così da formare una frase più o meno sensata. Avrete fatto la forma più semplice di tecnopegnio, parola che alcuni vocabolari registrano come sinonimo di calligramma. In realtà il calligramma assomiglia a un disegno a mano libera mentre il tecnopegnio, dai tempi di Teocrito (e, mi dicono, degli antichissimi poeti dell'India), presuppone una griglia all'interno della quale le lettere disegnano il profilo di una figura stilizzata. Nel nostro esempio le lettere E disegnano una figura di E. Paolo Albani, che ha inventato questo gioco (autoreferenziale?), colmando le caselle della griglia ha scritto: "Cola il miele elegiaco dono di avidi tessitori di tropi sornioni refusi di bizzarri linguaggi e esemplari libri di culto di felici scarabocchi aforismi legati agli spasmi di un piacere eretto a mito". Non contento di avere inventato il gioco e di avere trovato questo esempio, Paolo Albani ha elaborato altri 25 esempi, così da completare la serie dell'alfabeto latino-inglese: Geometriche visioni (Oplepo, 80121 Napoli, P.zza dei Martiri, 30). Sarà difficile che qualcuno ritenti l'impresa. Analogamente il Sillabario illustrato di Italo Calvino attende ancora di essere imitato, nonché ripetuto ed eguagliato.
 

Il Sole-24 ore, 67, domenica 9 marzo 1997, p. 39.
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È NATO 
IL TESTO BICIPITE
di Giampaolo Dossena


Dopo le Geometriche visioni di cui abbiamo parlato il 9 marzo, Paolo Albani ha inventato un'altra diavoleria, per ora inedita. Si intitola Rose osé. Sono una decina di poesie (quasi hai-ku), bimembri come bimembre è il titolo dell'opera. Vorrete infatti gentilmente osservare che dalla prima parola, "rose", si passa alla seconda, "osé", eliminando la lettera R (che si aggiunga un accento acuto sulla E finale non ha peso, come nelle parole incrociate si scrivono nello stesso modo "Como" e "comò". La prima poesia dice: "dritte di astri / prestano la corda / a frolli perni": informazioni riservate astrali danno corda, tengono bordone, a cardini infrolliti.
Nell'auto-commento Albani traduce perno con "sostegno principale" ma io penso subito, invece, pivot, pòlek (bella parola inglese, bella parola lombarda). Mentre ci attardiamo a sentire i bip-bip interlinguistici, perno-pivot-pòlek, la prima poesia è già scivolata nella seconda: "ditte di Asti / pestano la coda / a folli peni". Se amate Rabelais non vi darà fastidio che compaiano in scena dei peni folli (avevano già qualcosa di fallico i perni, dei quali si diceva appunto che erano frolli); vi farà piacere sapere che essi abbiano una coda e qualcuno gliela pesti; e che dietro a tutto ciò stiano ditte di Asti (produttrici, penso di nasty spumante). Nel suo auto-commento Albani intende asti come plurale di "astio, rancore". Ma non importa. Si conoscevano i "lipogrammi", scritti senza usare una certa lettera. Albani ha inventato un testo bicipite, un testo che funziona con la R, e che funziona diversamente senza la R. Dobbiamo rivedere la definizione di "lipogramma" che danno i vocabolari.

Il Sole-24 ore, 128, domenica 11 maggio 1997, p. 39.
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