UN VIAGGIO LOW COST Dopo lunghe e pazienti ricerche sul web, trovo un biglietto a prezzo
scontato per andare su Marte. È un’offerta molto vantaggiosa. Perciò non mi
lascio sfuggire la ghiotta occasione e compro subito due biglietti (uno è per
la mia ragazza) su internet. In questi casi i furbetti delle agenzie di viaggio
ti mettono fretta, ti dicono che ci sono pochi posti e che se non ti sbrighi a
prenotare rischi di perdere l’offerta, che viene presentata sempre come eccezionale,
irripetibile, favolosa. In realtà l’offerta non riguarda solo un biglietto di
andata/ritorno, ma è un pacchetto promozionale (oggi sono molto diffuse le
promozioni che abbinano viaggio + albergo + escursioni + altre stronzate, per
invogliare il turista a mettere mano al portafoglio) che prevede, oltre al
viaggio andata/ritorno, anche un soggiorno in albergo a mezza pensione e un
giro turistico su alcune formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti
sabbiosi di Marte. Un
mio amico, Pier Aldo Casetti, c’è stato l’anno scorso su Marte e mi ha detto
che si è trovato benissimo, si è divertito molto. Era insieme alla fidanzata,
che fra l’altro è una che conosco perché ha fatto il liceo classico con me.
Bisogna attrezzarsi bene lì, su Marte, la temperatura varia dai meno 140 °C
degli inverni polari ai 20 °C dell’estate, e uno deve stare attento a non
prendersi un malanno per via degli sbalzi di temperatura. Ma lo spettacolo che
ti aspetta – specie sul Monte Olimpo, il vulcano più grande del sistema solare,
alto 27 km, e dentro il lungo canyon chiamato «Valles Marineris», più esteso di
quelli terrestri – è, a detta di Pier Aldo, mozza fiato, meraviglioso, una cosa
da non credere. Nell’albergo per terrestri dov’era
alloggiato, corrispondente a un nostro cinque stelle, ma più economico dei
nostri, Pier Aldo ha conosciuto dei marziani simpatici; lui dice che i marziani
sono gente alla mano, semplice, un po’ come i nostri montanari: loro parlano
poco, preferiscono ascoltare. Durante la conversazione i marziani registrano
tutte le informazioni necessarie a mantenere un buon livello di comunicazione;
loro ti guardano con dei monitor dotati di schermi al plasma di vari colori
dove compaiono le frasi che pronunci. Tu dici: «Buongiorno, come va?» e sui
monitor del marziano (in genere ne hanno tre) compare la frase: «Buongiorno,
come va?». Poi, dopo qualche secondo, sui monitor compare, nella tua lingua, la
risposta del marziano: «Bene grazie, e lei?» accompagnata da una voce metallica
che scandisce perfettamente le parole. I marziani, mi spiega Pier Aldo (ma io
queste cose le conosco già perfettamente, per esperienza personale), hanno
incorporato un traduttore simultaneo di lingue terrestri e di molti altri
pianeti e perciò parlano correntemente un sacco di lingue straniere, cioè, per
meglio dire, extraterrestri. In
vista
di questo viaggio sto ripassando le mie conoscenze, un po’
approssimate,
della lingua marziana, tanto per fare colpo sulla gente del luogo; ad
esempio
«buongiorno» si dice «karnikoli» e
«buonasera» «karnivroli», mentre
«grazie» si
dice «ghi brucma», ecc. Ne voglio imparare tante altre, per
rendermi simpatico
agli occhi dei marziani. Per
il mangiare nessun problema: ci sono un sacco di locali − ristorantini,
trattorie, locande, bettole − aperti da ristoratori che provengono dalla Terra,
oltre che da altri pianeti (sono i nuovi emigrati spaziali). Mi diceva Pier
Aldo che quello che mangiano i marziani (liquidi e solidi che non esistono da
noi, sostanze con nomi strani che i marziani assorbono attraverso una piccola
proboscide) è proibitivo per un terrestre: non che a noi rimarrebbe indigesto, è
proprio pericoloso per la nostra salute (e anche questa non è una novità per me). Ho
scelto di andare su Marte per varie ragioni. In primo luogo perché mi sono
stufato delle solite vacanze fai da te o in gruppi organizzati, si tratti di
mare, montagna, città d’arte o di paesi esotici come il Nepal o le isole
Mauritius, non importa. Se devo dirla tutta poi io tendenzialmente, specie da
quando lavoro part time e posso scegliermi il periodo in cui viaggiare, odio le
vacanze, detesto il rito dello spostamento di massa in intervalli forzati, cioè
quando chiudono le scuole, gli uffici e le fabbriche, e tutti si mettono in
coda sulle autostrade o si accalcano sulle banchine dei porti o davanti ai
check-in delle compagnie aeree per andare in villeggiatura. Insomma di natura
io sono uno stanziale, se però decido di muovermi allora preferisco le località
poco affollate, fuori dai giri turistici più battuti. Grazie
al cielo Marte è ancora un luogo poco turisticizzato, il viaggio è lunghetto, e
questo fattore scoraggia anche i più intraprendenti; oggi come oggi ci vogliono
più di 160 giorni (si devono percorrere circa 225 milioni di km), per fortuna
le navicelle spaziali sono grandi, superefficienti e offrono tutti i comfort;
diciamo che il viaggio è una specie di crociera aerea di lunga durata, ma poi
una volta che sei lì, su Marte, mi assicura sempre Pier Aldo, la bellezza insuperabile
del paesaggio, le meraviglie dell’architettura marziana e la cordialità degli
abitanti del Pianeta rosso ti ripagano delle fatiche del trasferimento. Ma
vado su Marte anche per un’altra ragione, più seria. Le
coppie miste fra abitanti di diversi pianeti non sono più una novità. Io sto insieme
a una marziana ormai da due anni. Lei è molto dolce. Non ha ancora compiuto 346
nil (un «nil» marziano è pari a 16 dei nostri anni solari). Ci siamo conosciuti
a Amsterdam, durante un convegno sulla coltivazione delle piante in zone
desertiche, immagazzinando l’acqua grazie allo sfruttamento dell’umidità
notturna. Voglio verificare se questa nuova tecnica, messa a punto da un
ingegnere olandese, può applicarsi nei deserti sabbiosi di Marte. Sarebbe un
bel business. Approfittando
di questa sperimentazione farò la conoscenza dei miei futuri suoceri. aprile 2017 ________________________________________
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