Paolo Albani
LA VITA ULTRATERRENA

 

    Prima di affrontare la questione che mi sta a cuore, voglio fare una premessa. La premessa è questa: io sono ateo, nemmeno agnostico (perché sospendere il giudizio su una cosa che palesemente non esiste?). Sono proprio ateo, un ateo convinto. Non credo esista un’entità superiore, trascendente, che ha creato il mondo e che ha nelle sue mani il destino di noi poveri terrestri (a proposito: come sono le mani di Dio? Immagino grandi, tipo quelle di Primo Carnera, rassicuranti, caritatevoli, e soprattutto senza calli, perché Dio ha creato tutto l’universo, ma in poco tempo e senza troppa fatica).

Per me è ancora valido lo slogan di Marx: «La religione è l’oppio dei popoli», nel senso che è l’uomo che fa la religione, e non viceversa. Alla base della nascita della religione c’è il bisogno dell’uomo di esorcizzare il problema della morte, c’è la paura, l’angoscia della morte, della finitezza umana. D’altronde siamo gli unici esseri viventi che sanno di dover morire. L’ippopotamo non credo abbia coscienza che prima o poi morirà. Noi siamo gli unici a saperlo e per questo ci siamo inventati Dio, anzi tanti Dio quante sono le religioni che l’uomo ha creato, con varie narrazioni, regole di vita, rituali sacri.

Fatta questa premessa, c’è un aspetto che mi ha sempre incuriosito della religione, penso in particolare a quella cattolica: l’idea dell’aldilà, di un luogo ultraterreno in cui tutti ci ritroveremo, chi per godersi la pace eterna, chi – i cattivi e i malvagi – per bruciare tra le fiamme perenni dell’inferno.

Il mio amico Gaspare Tinelli, che è un gran materialista (senza implicazioni filosofiche né marxiste, ma solo pratiche), dice che lui sull’aldilà preferisce credere, se proprio deve credere in un aldilà, al testo del Corano che descrive un paradiso sensuale dove gli uomini meritevoli sono premiati avendo in sposa 72 vergini, che come numero – dice Tinelli – è anche un po’ esagerato, lui si accontenterebbe anche di 16 o 15, ma anche di 7. Al contrario, le donne avranno un solo uomo e «saranno soddisfatte con lui».

Tinelli mi ha detto che ha finito di leggere un libro sull’Islam, di cui però non ricorda il titolo né l’autore; nel libro si afferma che varie fonti islamiche riportano dettagliate descrizioni riguardanti queste 72 vergini. Alcune fonti sostengono che le vergini hanno gli occhi larghi e belli come perle, che sono senza peli a parte le sopracciglia e i capelli (questo particolare della depilazione femminile eccita molto Tinelli). Altri teologi musulmani spiegano che le vergini hanno «seni larghi e tondi che non sono inclini a pendere», che le vergini sono di pelle bianca, alte 60 cubiti, cioè 27.5 metri, e larghe 7 cubiti, cioè 3.2 metri, che sono trasparenti con il midollo osseo visibile, eternamente giovani, che hanno vagine attraenti, che trattengono i loro sguardi, che non hanno le mestruazioni, non urinano, non defecano e non partoriscono, non sono mai insoddisfatte e cantano lodi.

Del canto delle lodi, dice Tinelli, lui potrebbe farne anche a meno; non gl’importa di sentirle cantare, ma non rinuncerebbe al resto, per niente. Il resto, cioè le qualità fisiche attribuite alle vergini, gli piace, eccome, anche se le loro dimensioni sproporzionate gli incutono una certa soggezione. «Non mi ci vedo» – dice – «a far l’amore con delle donnone così mastodontiche; se una di loro, dopo l’amplesso, si addormenta su di te, è la fine».

Conosco Tinelli da una vita: è un represso; le uniche scopate che ha fatto le ha fatte con delle prostitute, a pagamento. Non ricordo abbia mai avuto una fidanzata. Anche a scuola, alle medie, le ragazzine non se lo filavano. Era un gran consumatore di giornaletti porno. Se Tinelli credesse davvero all’esistenza delle 72 vergini sono convinto si farebbe saltare in aria con una cintura imbottita di tritolo nascosta sotto l’impermeabile in un mercato affollato di qualche città europea, immolandosi per la causa del fondamentalismo islamico. Se non lo fa, è perché non è sicuro che nell’aldilà gli darebbero in sposa 72 vergini. Questa storiella delle 72 vergini che uno avrebbe in premio, specie se «martire» della guerra santa, gli sa tanto di fregatura, puzza di imbroglio, dice Tinelli, scettico.

Comunque, a parte le cazzate di Tinelli che lasciano il tempo che trovano, ammettiamo pure per un attimo che l’aldilà esista veramente, che uno, dopo che è morto, salga dritto in cielo, e vada, se è stato un uomo devoto e non si è macchiato di peccati gravi, in Paradiso; allora, una volta arrivato in questo ipotetico aldilà, cioè in Paradiso, che è un luogo – raccontano i libri dell'ebraismo, del cristianesimo, del manicheismo e dell'islam – pieno di giardini favolosi, fontane, fiumi incantevoli e animali mansueti, ritroverà i propri cari, defunti prima di lui, e anche tutte le persone che ha conosciuto in vita, con cui in un modo o nell’altro è entrato in contatto durante il suo fugace passaggio terreno, anche loro scomparse prima di lui.

Consideriamo che tutto questo si verifichi sul serio, ragionando per assurdo.

Avete un’idea di che cosa potrebbe accadere? Quali conseguenze si avrebbero se questa ipotesi, cioè l’esistenza di un aldilà come luogo di ritrovo delle «anime morte», si rivelasse vera?

Provo a delineare alcuni scenari possibili.

Quello che potrebbe accadere è che magari un giorno, mentre state passeggiando tranquilli per i vialetti di uno di quei giardini del Paradiso che vi siete meritato per essere stato un uomo “giusto”, vi viene incontro quella testa di cazzo, la buon’anima del geometra Alvaro Landucci che per tanti anni è stato l’amministratore del vostro condominio e vi ha rotto le scatole con interminabili e noiosissime riunioni convocate sempre e immancabilmente in giorni e ore in cui avevate degli impegni importanti da sbrigare. Oppure in un’altra occasione temporale (per quanto il tempo, in Paradiso, non sia soggetto a alcuna periodizzazione), seduta su una panchina, di fronte a una fontana zampillante di acqua limpida, scorgete la signora Teresa Longo che vi riconosce e non potete far finta di niente e perciò, vostro malgrado, dovete per forza salutarla così che la Longo, che per decenni è stata la vostra dirimpettaia e vi ha asfissiato con storie di malattie e di disgrazie sue e altrui, vi attacca un bottone che non finisce più sul colon irritabile della sua amica romana Carla Morini che ancora vive sulla terra, a Roma, vicino al Colosseo, in via Capo d’Africa, e fa una vita di merda, questa Morini, per colpa del colon irritabile che le procura crampi, dolori addominali, nausea, costipazione e diarrea, e per di più, come se non bastasse  – continua la Longo – la Morini è sposata a un tipo rincoglionito dalla demenza senile che non la riconosce più e pensa che la moglie sia una venditrice di enciclopedie a rate (o in altri giorni una spia del KGB o altre cose ancora) che vuole spillargli dei soldi (o informazioni segrete sulle forze armate italiane dato che il marito della Morini, prima di rincoglionire, aveva fatto l’usciere al Ministero della Difesa).

Se esistesse davvero un aldilà potrebbe ancora accadervi che in un giorno assolato (in Paradiso non piove mai e il sole è sempre alto in cielo, quindi ricordatevi di portare degli occhiali da sole quando lasciate questa «valle di lacrime»), vi tocchi d’incontrare quel coglione di Andrea Pirocchi che da giovane vi bruciò la macchina, divorato dalla gelosia che nutriva nei vostri confronti perché gli avevate soffiato la ragazza, una certa Silvia di Porretta Terme, e che per anni ha continuato a perseguitarvi mandandovi lettere anonime minacciose, che tutti, nel giro degli amici del bar Valiani a Pistoia, sapevano che era lui a mandare quelle lettere anonime composte con i ritagli di giornali (alcune parole erano riprese dalla «Gazzetta dello Sport» che, fra noi ragazzi, solo Pirocchi comprava); lo stesso Pirocchi che una volta, quando stavate attraversando la strada insieme a Silvia nel viale Arcadia, cercò di mettervi sotto con la moto e fu un miracolo se non ci scappò il morto.

Era proprio un coglione Pirocchi, e anche cattivo d’animo, un tipo rancoroso e violento, per cui vedendolo in Paradiso restate sorpreso e vi viene da chiedergli:

«Che diavolo Pirocchi, con tutte le cattiverie che mi hai fatto da giovane, e chissà a quanti altri negli anni successivi, ti hanno spedito ugualmente qui in Paradiso?»

E lui, col suo faccione tondo e l’aria aggressiva da mastino che nemmeno in Paradiso si è addolcita, senza alzare gli occhi dalle pagine della «Gazzetta dello Sport», risponde:

«Mi sono pentito all’ultimo momento, e poi avevo uno zio prete a Monsummano, di sicuro ci ha messo una parolina buona lui, quand’è venuto a darmi l’estrema unzione».

     

dicembre 2017

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