Paolo Albani
ALCUNE DEFINIZIONI E SPUNTI
CHE MI RIGUARDANO

(da non prendere troppo sul serio)


A sentire Adriano Spatola le mie poesie visive sono opera di un falsario. L'appellativo è bello e mi piace.

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Su "il Venerdì de la Repubblica" del 15 maggio 1992, Giampaolo Dossena mi ha definito, coniando un neologismo, un "sillografo", da sillo, che nell'antica poesia greca era un componimento satirico e parodistico.

 

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Per Stefano Bartezzaghi sarei - meglio usare il dubitativo - "uno dei più tenaci frequentatori italiani dell'area dove la letteratura incontra il nonsenso e il gioco". Lo scrive su "Il Venerdì di Repubblica" del 30 luglio 2010.



Per altro in una lettera privata Bartezzaghi mi faceva notare la mia origine sanremese cui tengo molto: Paoli, Al Bano.
    "Paolo Albani = Balla o opina" è un anagramma di Bartezzaghi.
    Qui sotto un altro anagramma, che mi riguarda, in una dedica posta su un libro di Bartezzaghi del 1995:




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In una recensione su "L'espresso" del febbraio 2004 al mio Il sosia laterale e altre recensioni (Edizioni Sylvestre Bonnard 2003), Piergiorgio Odifreddi ha detto - credo per sfottermi - che sono "il campione italiano della letteratura potenziale".

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Nel 2010 Giuseppe Chiari (1926-2007), compositore e poeta visivo, mi dedica un acrostico:




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L'8 maggio 2012 a Pagina 3, programma radiofonico di approfondimento delle pagine culturali e dello spettacolo di Rai Radio 3, Edoardo Camurri, quasi certamente confondendomi con un altro, mi ha apostrofato così: ascoltate qui.

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Antonio Castronuovo, in un suo testo intitolato Tredici epigrammi letteroidi (FUOCOfuochino, Viadana, 2013), ha avuto la bontà di dedicarmi questo epigramma:

                Tra mattoidi, scienze anomale e libri inesistenti
                ci ha indotto a pensare lo scrittore Paolo Albani
                ch'esiste una letteratura che vive di altrimenti
                e tutto il resto, forse, è calligrafia da scalzacani.



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In una Bustina di Minerva ("L'Espresso", 16, 25 aprile 2013, p. 162), sui Libri che parlano di libri, Umberto Eco mi definisce un "raccoglitore di teratologie varie" (il termine teratologia è sinonimo di mostruosità, e a me fa venire in mente un libro bellissimo di Juan Rodolfo Wilcock: Il libro dei mostri).



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Stefano Salis sulla "
Domenica de Il Sole 24 Ore" (8 dicembre 2013, p. 28) mi annovera - la cosa mi piace molto - fra i lunatici:




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In una recensione al mio libro di racconti Fenomeni curiosi (Quodlibet 2014), apparsa su "pagina99" del 16 maggio 2014, Marco Filoni mi definisce "un geniale mattacchione":





Per leggere tutto l'articolo di Filoni cliccate qui.


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In un pezzo intitolato Spam & Ufo, uscito su "il Sole 24 ore" del 27 febbraio 2015, Carlo Mazza Galanti, parlando di scrittori umoristici, mi definisce un "incatalogabile patafisico":




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Una bellissima poesia di Matteo Pelliti che parla della nostra amicizia, scritta ai primi di marzo 2018, in seguito a una nostra conversazione amicale in trattoria a Pistoia:

                                Non serve un metagramma
                                che ci porti da carte a carne,
                                basta un cambio di consonante
                                a colmare lo scarto
                                tra pagine e abbracci
                                di questo ritrovarci nostro periodico
                                intorno ai libri scritti e a quelli potenziali,
                                ai progettati inciampi lessicali
                                di noi umoristi più che involontari,
                                cacciatori di mattoidi o lingue immaginarie,
                                catalogatori dell'inutile
                                danzanti intorno al nulla con perizia
                                in questo gioco complicato dal nome semplice:
                                amicizia.




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Due bravi e onesti recensori sulla rivista "Charta" mi nullificano a tutto tondo, quasi all'unisono. Massimo Gatta mi chiama "di certo il maggiore esperto al mondo di irrealtà e di nulla" ("Charta", 158, 2018, p. 38, leggi qui), mentre Michelle Delattes dice che incarno "forse il maggiore specialista al mondo di studioso 'del nulla'" ("Charta", 161, 2019, p. 69, leggi qui).
    Nulla da obiettare, se lo dicono loro sarà vero, chissà...

           

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Stefano Salis sulla "Domenica de il Sole 24 ore" del 28 ottobre 2018 dice che, come maestro eccelso di "libri bizzarri", vado protetto come  i panda e vezzeggiato come le rockstar della bibliofilia, capito?





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Andrea Cortellessa, su "TuttoLibri" di sabato 11 gennaio 2020, in un articolo intitolato Del XXI secolo il canone è questo, mi ha canonizzato (sic), nel senso che mi ha inserito fra gli autori del nuovo millennio, in riferimento al mio I mattoidi italiani (Quodlibet 2012); per leggere l'articolo di Cortellessa basta cliccare qui.





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Ma poi, alla fine, senza fare il finto modesto, preferisco la definizione sobria contenuta in un noto Dizionario dei Sinonimi e Contrari, che mi inquadra in un modo del tutto consono.